CHIMAIRA: THE IMPOSSIBILITY OF REASON
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03/07/2005I Chimaira sono spesso considerati, a torto, nulla più che una band nu-metal fortunata che è arrivata a sfornare una manciata di dischi mediocri. Grosso errore. Se la base musicale di partenza dei sei ragazzotti statunitensi comprende senza dubbio la frangia più moderna dei suoni duri, sarebbe sbagliato negare il fatto che nelle loro vene scorra incandescene metallo, per usare le loro stesse parole. “The Impossibility Of Reason” (titolo splendido) è il terzo album dei Chimaira e nonostante qualche filler di troppo rimane finora un ottimo manifesto e ottima finestra sulle capacità della band. Mark e compagni si muovono agevolemente tra ritimiche quadrate, sfuriate più classicamente metal (non mancano i blast-beat, protagonisti della tiratissima “Power Trip” e accennati anche nella furiosa opener “Cleansation”), assoli ricchi di gusto e sprazzi melodici mai fini a se stessi o eccessivamente zuccherosi; al contrario “Down Again”, l’unica ‘ballad’, posto che la si possa chiamare così, è difficilmente catalogabile come lentone da accendini al cielo. Il sound dei Chimaira è come un carro armato inarrestabile, complice senza dubbio la maestosa produzione ed il mixaggio di Colin Richardson, il mago dei suoni demolitori subito dopo Andy Sneap; la title-track, “Pictures In The Gold Room”, “The Dehumanizing Process”, la thrashy “Overlooked” segnano il passo e ci portano direttamente a ciò che non ci si aspetta nemmeno da una band di metal classico, figuriamoci da qualcuno come i Chimaira: “Implements Of Destruction”, song strumentale di tredici minuti che non annoiano mai e che potrebbe forse essere definita come l’erede dei compianti brani strumentali dei Metallica di una volta. Un album consigliatissimo, sicuramente non perfetto e forse anche per questa ragione ancor più affascinante.
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