CELESTE: Animale(s)
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26/11/2013La carriera dei quattro rappresenta un continuo elemento di disturbo, ferocia, malvagità. La loro musica è la trasposizione degli stadi di sconforto e ansia più opprimenti, e i loro riff devoti anche al doom più oscuro e mefitico sono il chiaro rimando alla voglia di manipolarci nel loro perverso binomio eleganza/violenza, attraverso un doppio cd che a detta di molti è una scelta un po' inutile, ma forse nel contesto del concept serve a inquadrare meglio ciò che viene raccontato. Come al solito i Celeste proiettano l'ascoltatore in una dimensione assurda, dove sono prima le grafiche sempre eccezionali e poi il muro di suono invalicabile, a fare di 'Animale(s)' l'ennesimo centro in casa del quartetto. Poco più di mezz'ora per entrambi i dischi, voglia di sputare veleno e odio ovunque, e nella stessa maniera (o quasi). Dopo il singolo presentato sulla loro pagina ufficiale (nel loro perfetto stile, un ottimo brano: null'altro da aggiungere), rimangono i restanti pugni da ricevere in faccia senza sosta, sempre tramite l’alternanza di rallentamenti, e tempi più cupi e glaciali. Brani come "D'errances En Inimitiés" ci presentano uno scenario come al solito non rassicurante: chitarre che sprigionano riff catacombali, arpeggi dispersi nel vuoto, intenti a rievocare un mood di memoria quasi lynchiana. Casca l’apocalisse addosso anche con i riff sinistri di estrazione black metal made in USA di “Cette silhouette...” (secondo disco), o con la doppietta malefica intrisa di pura velocità, che ritroverete nei brani più brevi. Saper controllare in modo inaspettato, il desiderio di esprimersi con tutta questa rabbia è il loro trademark. Anche solo si trattasse di pochi secondi, loro ci lasciano senza respiro con qualche improvvisa esplosione finale. Per la prima volta, inoltre, ascoltiamo un brano strumentale in chiusura molto rarefatto, dissoluto, in un tappeto drone/ambient celestiale (appunto), come a voler dimenticare senza rimorso la brutta storia raccontata. Menzione particolare per "Serrés Comme Son Coeur Lacéré", che ci inganna come se dovesse imbattersi da lì a poco in un blastbeat infernale, invece il ritmo è di quelli si frenetici, ma che non tarda a poggiarsi su un ritmo più moderato caro al postcore più classico: oltre sette minuti in bilico tra apnea e momenti di puro panico. Un pestaggio senza sosta dove troverete miscelati nella maniera più volgare Aosoth, Neurosis, Breach, Deathspell Omega. "Dans Ta Salive, Sur Sa Peau" è pesante come una lastra di metallo che vi taglia in due. Cosa dire più? 'Animale(s)' vi sfinirà, come ogni altro album di questi pazzi.
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