CANNIBAL CORPSE: Red Before Black
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04/11/2017Evitiamo perdite di tempo, giri di parole o prefazioni scontate. Quando esce il nuovo Cannibal Corpse c'è poco da argomentare, bisogna soltanto rassegnarsi alla superiore attitudine della band. E cosa c'entra l'attitudine con la musica, direte voi? O meglio, può questa determinare il valore di un lavoro più della musica stessa? Nel loro caso si, anche perchè continuare a scrivere di songwriting, o del suono delle chitarre non è che abbia molto senso in 'Red Before Black', l'ennesimo album sopra la media per deathster di Buffalo. Se non avete capito a cosa alludo, provate a guardarvi intorno, a dare un'occhiata alle foto postate dalle band storiche su facebook, o ad ascoltare i dischi stessi delle vecchie glorie del death metal che ancora sono in circolazione. Videoclip con simpatici disegni animati (Obituary), carrozzoni portati in giro dopo appena un album fresco di reunion a distanza ormai di cinque anni (Carcass), o gente che doveva morire a 33 anni, con croci rovesciate marchiate a fuoco sulla fronte, fotografate con cappello messicano in testa durante il tour all'ennesimo disco mediocre inciso. Tutte cose queste, e molte altre ancora che non sto qui a raccontare per motivi di spazio (Morbid Angel), che non vedrete mai sulla pagina dei Cannibal Corpse, l'unica band capace ancora di spaventare, che non sorride nelle foto, trasmettendoci ancora oggi quell'ansia e quella tensione che si devono provare al momento di spingere il tasto play del lettore cd, o di mettere la puntina sul vinile, fate voi. Come già detto, storicamente il loro album meno bello resta comunque di buon livello ed anche 'Red Before Black' non delude affatto le aspettative, nonostante qualche brano trascurabile come "Remaimed", o la video track "Code Of The Slashers". Ad essere sinceri manca anche il pezzone da paura, quello che ti fa venire i brividi, come è stato "Kill Or Become" sul precedente 'A Skeletal Domain', ma la potenza delle chitarre continua a lacerare la carne nonostante le lame siano leggermente più consumate. Il songwriting, non discostandosi di un centimetro dal loro background, rimane una garanzia in termini di potenza ed aggressività, pur sottolineando la forzata decellarazione dei tempi, causa limiti di tenuta inevitabili di Paul Mazurkiewicz dietro le pelli, in prospettiva futura, purtroppo, l'unico vero limite per la band. Ma non c'è da preoccuparsi più di tanto, qualche mid tempo in più non fa che aumentare la pesantezza dei brani, quindi nessun problema, bensì l'occasione per Rob Barret e Pat O'brien, che nessuno al mondo, nemmeno le mamme, hanno mai visto ridere, da quando hanno preso in braccio una chitarra, di asfaltarci per bene coi loro inconfondibili riff e assoli. Rosso prima del Nero, ovvero l'attitudine prima della musica stessa, una sorta di anima, difficile da mantenere pura per quasi trent'anni, tra social network e possibilità di adagiarsi sui gloriosi ricordi del passato, tutte tentazioni che i Cannibal Corpse hanno infilzato, per l'ennesima volta, con le loro lame sporche di grume.
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