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CAMBRIAN: Mobular

data

15/08/2017
73


Genere: Hawaiian Sludge Doom Metal
Etichetta: Taxi Driver Records
Distro: Taxi Driver Records
Anno: 2017

Nei meandri della più interessante Liguria underground, prende corpo una realtà che unisce musicisti affermati della scena di quel territorio. Il chitarrista dei Carcharodon Boggio Nattero ha pensato bene di coinvolgere in quest’idea stralunata Fabio Cuomo, ricevendo il totale apprezzamento che si convoglia invasamento più profondo quando iniziano a provare le musiche che avranno poi corpo pieno nei Cambrian con l’inserimento, voluto dallo stesso Cuomo, del bassista dei Vanessa Van Basten Stefano Parodi. Con l’aiuto degli amici fraterni della Taxi Driver, mettono alle stampe il debutto di questa combo, dal titolo ‘Mobular’. La traccia di apertura “Melt” fa capire da subito le intenzioni dei tre liguri e dove ci vogliono indirizzare, e di certo non saranno territori rassicuranti, almeno per buona parte dell’album. Con “Seaweed Shaman” si entra ufficialmente nel mondo allucinato dei Cambrian, dove la lap-steel di Boggio Nattero ci viviseziona la mente ed il cervello con le sue linee taglienti come una lama incandescente ed affilatissima. Oltre a lui, la batteria che in questo progetto Fabio Cuomo mette in mostra è giustamente inesorabile nelle sue ritmiche profonde, lasciandosi volentieri andare anche in frangenti più sostenuti dove si rivela piacevolmente martellante. Già con questo brano, i Cambrian ci vogliono portare in luoghi esotici dove però, prima di poterci accogliere, hanno preparato il campo apportando piccoli e semplici ritocchi, quali ad esempio inserendo qualche mostro marino nell’oceano, nei pressi della riva, oppure sterminando il territorio eliminando le tipiche bellezze ed amenità delle lande del Pacifico, sostituendole con campi sterminati di fungoni allucinogeni e qualsivoglia droghe dagli effetti repentini e galattici. Ecco qual è la visione esotica dei Cambrian: semplicemente creare l’inferno al gusto di LSD. Con “Hooded Mantanaut” tutto questo mondo parallelo e chiaramente fuori logica, viene impregnato di un blues molto toccante, grazie alla chitarra straziante di Nattero, ovviamente calato in un contesto doom al limite dell’asfissiante. Con la title-track, tutto quell’ambaradan al limite della morte interna all’improvviso si placa, e l’oceano diventa assolutamente calmo, con le chitarre di Nattero che si raccontano di come, volendo, potrebbe essere diverso, e forse anche più accogliente, questo mondo, volgendo lo sguardo verso il sole al tramonto che si adagia sulla linea dell’orizzonte fino a svanirsi lentamente. La succesiva “The Lethargic Hours” inizia continuando a creare paesaggi suggestivi e tranquilli disegnati in “Mobular”, per poi tornare sui passaggi iniziali dell’album, ma solamente a sprazzi, proponendo quindi un brano particolarmente vario, fatto di soavità e di cattiveria, di quiete e di tempesta; una tempesta che non sconquassa, ma che di certo crea tensione. “Emperor Seamount” ci porta in un doom lento e particolarmente classico, che si alza di qualità compositiva nella seconda parte, dove alla ritmica costante di Cuomo e del basso di Stefano Parodi si affiancano le linee avvolgenti di chitarra di Nattero, ad armonizzare il paesaggio sonoro con gesti a volte al limite dell’improvvisazione, ma che terminano sempre con una conclusione ben precisa, chiudendo perfettamente il proprio poligono musicale. C’è poco da dire; quando dei musicisti con un certo carisma e con un certo gusto musicale fanno squadra ed hanno in mente determinate idee che hanno l’obiettivo di essere prima di tutto convincenti, alla fine il risultato lo portano sempre a casa. I Cambrian sono una di queste realtà, una realtà che non nasconde di prediligere sostanze allucinogene mischiate con l’aria di mare e la salsedine, per una combo stuzzicante che si intervalla tra la leggerezza delle piume e la pesantezza del piombo.

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