BLOODIEST: Bloodiest
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29/01/2016Per il nuovo lavoro dei Bloodiest, uscito a distanza di 5 anni dall’esordio 'Descent', la Relapse ha riposto grosse aspettative visto il buzz che si è generato attorno all'opera prima, e tenuto conto che i membri hanno avuto trascorsi in band del calibro di Russian Circles, Yakuza e Correction House. Nel disco in questione c’è qualcosa che non ci torna, però: a partire dalla copertina dai chiari riferimenti occultistici; se ne vedono ormai talmente tante che sembra siano diventante di moda, ne consegue che la ricerca interiore sembrerebbe solo uno specchietto per le allodole. Il processo di creazione del sound avviene per stratificazioni successive: da minimali atmosfere di dark/folk apocalittico alla Nick Cave, si raggiungono picchi sludge/postcore/drone/industrial che hanno come riferimento i lavori cardine dei Swans - vedi "Separation" - e Neurosis; l'organicità del sound si ottiene attraverso pennellate dai colori molto scuri, dai tratti irregolari, corredate da afflatti cinematici come in "The Widow", che diventano irruenti nel finale dei brani. Lo zenith viene raggiunto lì dove la componente preponderante è quella postcore dei maestri Neurosis - "He Is Disease" e "Suffer" - guarda caso posti alla fine del disco; operazione finemente studiata per mettere in crisi l'opinione che fino a quel momento ci siamo fatti e costringe a riascoltare il tutto pur di far quadrare il cerchio. Lavoro che non convince pienamente ma annovera diverse frecce al suo arco che sanno anche colpire l'obiettivo grosso.
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