BLACKMORE'S NIGHT: All Our Yesterdays
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07/10/2015Rispettando come di consueto la cadenza biennale (live e raccolte escluse) arriva il decimo atto discografico da parte di Sir Blackmore assieme alla sua compagna di vita Candice Night, con il loro consueto e impeccabile stile folk dalle atmosfere celtiche/rinascimentali facendo prevalente ricorso alla strumentazione acustica; tuttavia Ritchie non disegna di imbracciare di tanto in tanto la sua fiammeggiante Stratocaster facendoci rivivere momenti di suggestione rainbowniana che si erano già notati anche nel precedente capitolo 'Dancer And The Moon'. Le linee vocali della bella Candice non sfigurano affatto, melodiche e suadenti quanto basta, ma la sua impostazione non ha mai spiccato per personalità, potremmo definirla una Enya in tono minore, una brava intrattenitrice e nulla più. L'ottima cura riposta sia negli arrangiamenti che nell'esecuzione da parte dei vari strumentisti non riesce a mascherare la staticità di fondo del songwriting che si posiziona alcune spanne sotto 'Secret Voyage' e 'The Village Lanterne', facendo sì che questa nuova release si ponga come l'episodio meno convincente della saga Blackmore's Night, anche se non c'è da allarmarsi più di tanto. Ci sono dei passaggi nello strumentale “Darker Shade Of Black” dove violino, clavicembalo e chitarra solista ci trasportano in una dimensione incantata, ci si esalta con la rockeggiante “Wherever Are We Going From Here”, mentre tutto il resto scorre via con piacevolezza senza grossi sussulti. Si fa strada l'ipotesi di un calo d'ispirazione, avvalorato dalla presenza di ben tre covers che comunque hanno il merito di non guastare il mood generale. L'album va più che altro preso come un rilassante sottofondo musicale o quasi, dopo venti anni passati a raccontare storie di dame, cavalieri, danze e ricevimenti di corte non sarebbe il momento di riporre in soffitta questo progetto (pur sempre pregevole esteticamente) e dar nuovamente vita a quella musica che ha marchiato a fuoco decadi di storia del rock?
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