ATOMSHIP: THE CRASH OF '47
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31/03/2006Nel rooster della Wind Up Records tra "colossi" come Alter Bridge, Drowning Pool o Seether, si è inserita una band che, forse, in futuro farà molto parlare di sè: si chiamano Atomship e il loro biglietto da visita è questo debutto uscito a fine 2004, "The Crash Of '47". Se vi aspettate le tipica sonorità a cui le bands della Wind Up ci hanno abituati, siete fuori strada, gli Atomship sono una mosca bianca nel catalogo della label, degli intrusi che di soppiatto sembrano aver preso un posto che non è il loro. Il sound di questo trio è, infatti, una strana commistione tra Rush e Tool rivisti in un ottica alternative. I brani degli Atomship sono ostici e complessi, guidati dal drumming schizofrenico di Chad Kent che sembra a più riprese una sorta di Neil Peart impazzito e che effettua performances ritmiche al limite dell'incredibile ("Dragonfly", "Whitfield"); gli stessi brani degli Atomship richiamano fortemente il trio canadese nelle loro strutture contorte e matematiche e frequenti inserti acustici, oltreche per il chitarrismo di Nathan Slade molto simile all'ultimo Lifeson. A tutto ciò va aggiunta la lezione "modernista" dei Tool, di cui gli Atomship hanno fatto tesoro e che il vocalist Joey Culver ha ben metabolizzato. Lo stesso concept testuale appare molto raffinato sfruttando la caduta dell'UFO nel 1947, come metafora della caduta degli ideali e delle speranze di una generazione. Forse il problema degli Atomship è proprio questo, essere una band troppo raffinata e cervellotica per il pubblico alternative e troppo fuori dagli schemi per quello amante di sonorità più tradizionali. Io ve li consiglio caldamente: una produzione superba e brani come "Pencil Fight", "Withered" o "Plastic People" meritano una promozione senza riserve. Non trascurateli.
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