ABSENT IN BODY: Plague God
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21/04/2022Absent in Body è una band americana al debutto discografico; si avvale di collaborazioni notevoli per essere degli esordienti. Penso a Igor Cavalera (Sepultura) nel brano di apertura “Rise From Ruins”, e Scott Kelly (Neurosis). Per usare le parole di presentazione della bio, la band risulta brutale, ”umana e animale”, oltre che “industrial”. Tutto vero, ma con alcuni limiti. “Spirit In Spite” è certamente una traccia gradevole, con un lungo accordo distorto, poi placatosi in un arpeggio finale e con voce narrante. Lo schema si ripete pure in “The Acres The Ache” con un cantato finale che si fa morbido e melodioso. Il problema è che il brano tira avanti per otto interminabili minuti, fino a farti sprofondare velocemente nell’abisso, come se ti avessero appeso addosso un piombo di 100 kg. Una nota di merito va a “Sarin”, che riprende ritmi ultra rallentati alla Black Sabbath, soprattutto quelli di Ozzy. Ma i limiti stanno in questo: la voce è troppo filtrata e "sporcata", come se i coni delle casse fossero rotti; c’è scream e scream, e questo “cantato” su una base perrenemente lenta e piatta risulta ancora più monocorde. Per cui il disco intero alla lunga risulta una pesante da digerire. Si tira avanti per 35 minuti con ritmi certamente assai rumorosi, ma di una noia mortale.
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