ABOVE AURORA: The Shrine Of Deterioration
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07/07/2020Il trio polacco Above Aurora arriva al terzo disco (se si considera anche il mini album ‘Path To Ruin’ del 2018) sotto l’egida della Pagan Records, label assolutamente dedita al metallo estremo tendente al black e a tutto ciò che vira alla depressione. Arrivano alla pubblicazione di questo ‘The Shrine Of Deterioration” dopo aver compiuto un’esperienza di valore partecipando ad alcuni festival europei dediti al metal estremo, come l’Ascension Festival Iceland, l’Howls Of Winter e il FOAD Fest II, spingendo il misterioso trio composto da O., V. e D. a comporre un album che continuasse e perpetuasse il loro percorso intellettuale. ‘The Shrine Of Deterioration’ parte con un intro molto atmosferica, "Blurred Luminosity", che cresce con il passare dei secondi quando il ritmo di batteria di O. si fa più regolare ed incessante, accompagnato da una chitarra dalle sembianze post-rock, che ricopre anche un lato piuttosto sinistro. Dopodiché si sviluppa il pessimismo cosmico tradotto in musica dagli Above Aurora, in un circolo sonoro che abbraccia soprattutto ambienti vicini al post-metal nelle partiture prevalentemente strumentali, ed al black metal, dove i ritmi si velocizzano, le frequenze aumentano e il growl profondo di V. si issa in tutta la sua espressività. Il pessimismo citato in precedenza lo si percepisce non solo dalle melodie sviluppate, ma lo si intuisce anche solo leggendo i titoli dei brani dell’album: partendo dal titolo dell’album ed arrivando a “Barren Lore”, “Virus”, “Precarious Foundations” i polacchi denotano una certa predilezione per la parte negativa dell’esistenza, ben tradotta dalla loro musica. Una musica che prende spunto soprattutto dalle soluzioni estreme tipiche del Nord Europa, dall’odio prodondo dei Watain, fino alle atmosfere gelide dell’estremo nord, dove in Islanda Svartidauði e MisÞyrming su tutti la fanno da padroni. Gli Above Aurora seguono questa scia con la dovuta dedizione, componendo brani che uniscono, come detto, negatività ed atmosfera tipiche del black metal, in un pacchetto che per certi tratti può denotare una certa monotonia e mancanza di varietà nel songwriting, ma che nel complesso rende bene l’idea della band di far entrare l’ascoltatore in un abisso profondo, con pochi e ben studiati scampoli di respiro dettati dai frammenti meno pesanti e più ragionati dell’album. Un disco che gli appassionati del metal estremo potrebbero ben apprezzare.
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