A LIFE ONCE LOST: HUNTER
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27/07/2005Debutto per gli statunitensi A Life Once Lost, patrocinati dalla Ferret Music (label per la quale hanno debuttato i Killswitch Engage, mica gli ultimi coglioni sulla piazza). Dopo il moderato clamore pubblicitario attorno a questa release, ho infilato nello stereo il cd con sentimenti tendenti allo scetticismo più puro. Mi aspettavo infatti un platter di canonicissimo, trendissimo e piattissimo metalcore, ma grazie al cielo i miei dubbi sono stati immediatamente fugati dall’opener “Rehashed”. Il combo di Philadelphia si distingue dagli epigoni pecoroni in circolazione per la peculiarità del sound, un vero e proprio calderone che miscela thrash, hardcore, southern metal di matrice Pantera/Down e ritmiche intricate, spesso robotiche che ricordano non poco i Meshuggah, band che non avrei mai pensato di nominare nel recensire un gruppo Ferret. Le coordinate stilistiche degli A Life Once Lost si mantengono costanti per gran parte del lavoro: velocità di esecuzione mai troppo spedita, riff mastodontici e batteria modello piovra. L’abilità della band sta senza dubbio nel creare brani intellegibili mai forieri di noia o sbadigli; pezzi come “Needleman”, “Vulture” (per la quale è stato girato un video), la diluita title-track o “Ghosting” non potranno che scatenare l’entusiasmo di ogni amante della potenza fatta musica. L’unica voce fuori dal coro è costituita se vogliamo da “A Rush & Sige” che pare quasi un outtake da uno degli ultimi dua album dei grandi Lamb Of God; non che sia un brutto pezzo, tutt’altro, solo i richiami sono decisamente evidenti. Si badi, “Hunter” non è certo un disco da ‘un primo ascolto su e via, fatto tutto’ visto che necessiterete di svariate fruizioni prima di godere appieno dell’opulenza sonora di questo platter, ma al giorno d’oggi, e come dovrebbe essere sempre, questo è sinonimo anche e soprattutto di qualità. Io vi ho avvertito.
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