RANCHO BIZZARRO
Dopo lo spettacolare live al Musica W di Castellina M.ma, proseguiamo la nostra indagine sulla band livornese dall’animo californiano. Gruppo che propone degli inediti strumentali carichi d’atmosfere d’oltreoceano e degne di nota. Nonostante siano appena nati fanno già parlare di sé, e non possono non stuzzicare la nostra curiosità. Abbiamo quindi incontrato il fondatore, Izio Orsini, per fare il punto della situazione dopo questo inizio di carriera folgorante.
Ciao Izio, intanto benvenuto su Hardsounds. Cogliamo l’occasione per conoscere meglio i Rancho Bizzarro, e presentarvi ai fan del genere della webzine. Sappiamo che siete un fresco progetto che ha preso forma e vita questo stesso anno, ed il suo sviluppo è stato velocissimo. Avete già inaugurato una bella stagione di live, avete il disco di debutto uscito il 6 di ottobre per Argonauta Records, ed un release party alle spalle. Insomma, tutto un gran da fare. Perché secondo te le cose si sono svolte così velocemente? Avevate già in mente tutto, o c’è stata una perfetta alchimia tra di voi che vi ha permesso di entrare da subito in completa affinità? Ciao a tutti e intanto grazie per quest’intervista. Le cose si sono svolte velocemente perché questo è un modo di fare che ci appartiene; suonando un genere che nasce da delle jam session, e conoscendoci sia musicalmente, sia personalmente da svariati anni, il progetto non poteva che svilupparsi in questo modo.
Chi sono i membri e le menti portanti della band? Qual è il background che vi ha formati ed ispirati? Siamo quattro appassionati del genere: al basso io, Izio, alle chitarre Marco e Matteo e alla batteria Federico. Non parlerei propriamente di menti portanti, direi piuttosto che tutti e quattro siamo stati fondamentali alla riuscita del progetto. Anni fa ci siamo fatti una promessa, quella cioè di formare una band insieme, proprio perché abbiamo le stesse influenze musicali che spaziano dal sound Heavy Psycho anni ’70 fino allo Stoner Rock Desert. Devo menzionare assolutamente per inquadrare al meglio il tutto band seminali quali: Black Sabbath, Blue Cheer, Kyuss, Stooges e MC5.
Il nome Rancho Bizzarro è, ehm, alquanto bizzarro. Perché lo avete stato scelto? È stato scelto perché a nostro avviso rispecchia in pieno l’immaginario del progetto. Facendo musica strumentale ti devi sempre lasciare ispirare da un qualche immaginario, è fondamentale. Ecco vi presento il nostro: un bel “ranch” nel deserto californiano ma “bizzarro”, oppure un ristorante messicano in California. (Sono stato in California e vi assicuro che potrebbe essere davvero il nome di una tavola calda di qualche cittadina sperduta nel deserto). E poi è anche un tributo ad uno studio di registrazione Californiano il quale ha sfornato molta musica che ci piace.
Vi presentate come una “stoner - desert rock and roll band”, ci presentate e spiegate meglio questo vostro genere? Abbiamo registrato delle jam in studio ed a prodotto finito, quando ci siamo trovati a riascoltarle, ci siamo resi conto che all’interno dei brani si potevano cogliere alcune parti caratterizzanti questi generi. Ecco perché ci presentiamo così. Sia chiaro non abbiamo inventato niente di nuovo!
Una delle cose che mi ha davvero incuriosita di voi è vedere come nel 2017, l’epoca del “tutto e subito”, in cui l’immediatezza si pone come un must necessario per “arrivare” da qualche parte, abbiate deciso di “accoppare” la figura del cantante, la più immediata tra tutte le figure della band, andando quindi controcorrente rispetto a questa media: come mai la scelta si è riversata su un progetto strumentale? Intanto ti direi che fra noi quattro non c’è un cantante così esperto (risate). Scherzi a parte, un cantante è molto vincolante in una band. Oltre ad essere una figura immediata, ti caratterizza tanto con il suo strumento e noi principalmente volevamo dare spazio alla parte più istintiva della musica, senza dover seguire per forza i range standard di una canzone.
Che impegno richiede all’ascolto il vostro genere? Credete che possa essere facilmente fruibile anche da un pubblico non esperto del settore? Di base trattandosi di rock blues, così come la maggior parte delle band sopra citate, non penso che la nostra proposta sia eccessivamente impegnativa all’ascolto, ma questo lo lascio giudicare a chi vorrà avvicinarsi al Rancho Bizzarro.
Si sa che all’interno delle sale prove ogni personale sensazione che vibra nel corpo, viene sfogata sullo strumento ed il risultato è spesso un miscuglio d’istinti forti, spinti al massimo, qualcosa che viene dalla bocca dello stomaco ed incontrollabile. Questi brani, che non sono banalmente sostenuti da testi, che permettono ad un ascoltatore medio di capire immediatamente tutto il lavoro della band, che tipo di sensazioni o emozioni particolari, vogliono passare? Qual è il vostro messaggio? La musica da sempre trasmette tantissime sensazioni, questo è vero, ma non mi sono mai soffermato in tutta onestà a pensare al messaggio che questi brani possono dare, come diciamo sempre noi è “musica da Van on the road”. Prenditi un furgone, metti su’ il disco e ascoltatelo macinando chilometri.
E sicuramente lo faremo! Per parlare invece degli appuntamenti concreti: 21 maggio al GOB di Viareggio, 13 agosto al Musica W Festival di Castellina M.ma, 8 settembre al Titty Twister di Firenze, per nominare alcuni dei vostri live. Avete già visto dei luoghi che solitamente si vedono dopo un bel po’ di gavetta. Credete quindi che i Rancho Bizzarro abbiano già maturato la propria identità ed il preciso grado espressivo che vi eravate proposti di ottenere? Siamo contenti e riconoscenti a chi ci ha dato la possibilità di suonare la nostra musica su dei palchi come quelli che hai nominato e di poter aprire a band che adoriamo, arrivando a conoscere personalmente musicisti del calibro di Mario Lalli e Matt Pike. Però pensiamo che la strada sia ancora lunga e che non si smetta mai di migliorare. Obbiettivi preposti: divertirsi e far divertire.
Le reazioni del pubblico le avete già iniziate a tastare quindi, come vi sembrano questi primi responsi? Il pubblico fino ad oggi ha risposto bene, intanto ce n’era sempre tanto e questo ci piace (risate), la sensazione che ti dà chi ti stringe la mano a fine concerto complimentandosi o chi semplicemente ti dice che si è divertito, è bellissima ed impagabile!
Il vostro debut album, Rancho Bizzarro, esce per Argonauta Records, una delle principali etichette per il genere stoner, come è iniziata questa collaborazione? La collaborazione con Argonauta nasce due anni fa. Io facevo parte dei Bantoriak e già ai tempi per l’EP della band scegliemmo Argonauta. Da quel momento io e Gero, il label manager, siamo diventati amici e naturalmente non potevamo che scegliere lui per i Rancho. Quest’etichetta è una bella realtà italiana in via di crescita. Consiglio vivamente di supportarla, perché ne vale la pena!
Accanto quindi alla registrazione del disco e all’uscita di un singolo i live non si fermano mai e la situazione andrà intensificandosi? Quali saranno i vostri progetti per il 2018? La nostra intenzione è di far conoscere Rancho Bizzarro il più possibile. Stiamo già lavorando per una tournee europea nel 2018, ma ancora non c’è niente di definitivo. Può darsi che sempre l’anno prossimo si decida invece di rientrare in studio. È ancora prematuro per dirlo.
Sabato 7 ottobre siete approdati anche al grande The Cage Theater, di Livorno, location molto importante e quasi irraggiungibile da tante band, per il vostro Release Party: come è stata organizzata questa serata? Il The Cage è una realtà molto importante a livello nazionale, infatti siamo davvero grati dell’opportunità. Con Toto e Mimmo siamo amici da molti anni, sono due persone molto attente a quello che succede intorno, e quando hanno saputo di questo progetto e che cercavamo un posto per fare il release, ci hanno offerto il loro locale. Ci tengo a dire che non siamo rimasti soli, con noi hanno suonato anche i Vesta, promettente band di Viareggio. Insomma, ci siamo divertiti.
Ti ringrazio molto Izio per questa chiacchierata. E, se vuoi, puoi mandare un saluto ai nostri lettori... Grazie Hardsounds. Ciao a tutti, ci vediamo in giro.
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