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DISUMANA RES

Ci sono apparsi come dal nulla e abbiamo voluto capirne di più. Loro sono i Disumana Res, meridionali trapiantati altrove che hanno trovato la forza di fare uscire il loro album dal cuore degli anni Novanta, industrial metal come i Godflesh insegnano. Ecco il risultato della nostra chiacchierata con il cantante del gruppo, che si occupa anche della drum machine.

Cosa sono i Disumana Res oggi e cosa erano all'epoca delle registrazioni del disco? C'è continuità o rottura? Vi siete riuniti o cosa? [A.B.] Oggi i Disumana Res esistono almeno in forma virtuale e sicuramente a livello potenziale, ma sono in stato di animazione sospesa da un paio d'anni, da quando hanno deciso di rivedersi in sala prove con lo stesso armamentario di 15 anni prima. Nel frattempo abbiamo autoprodotto un disco che, sebbene congelato da anni, ha registrato consensi più che favorevoli. Con queste premesse è complicato oggi capire cosa sono i Disumana Res e, per altri versi, lo era anche negli anni 90. Abbiamo iniziato in un'epoca e in un contesto in cui eravamo visti come mosche bianche, dei fuori di testa con una drum machine al posto del batterista ma con una fisicità estrema in sede live che, se non impressionava, sicuramente lasciava interdetti. Alla ricerca di un posto nella crescente scena rumorosa dell'epoca, entrammo in studio con una forte consapevolezza e determinazione. Ma dopo qualche mese, complice la stanchezza e un salto di qualità che tardava ad arrivare, mollammo il colpo. Non ho mai messo in dubbio quello che abbiamo fatto a livello musicale e, a distanza di anni, il mio approccio alla musica e a quel tipo di attitudine è lo stesso. In questo senso c'è continuità e non c'è mai stata rottura, né tra di noi, né rispetto a quello che quel mondo ha rappresentato in quegli anni. Oggi, non credo sia cambiato molto ma penso che abbiamo ancora qualcosa da dire, che il cerchio non si sia ancora chiuso. Ci siamo riuniti? Secondo me un gruppo è attivo se fa concerti e fino a quando questo non avverrà, non potremo dire di esserci riuniti. Le possibilità ci sono e potrebbero concretizzarsi entro il prossimo inverno.

Uscire con questo album (postumo, in un certo senso) nel 2014 è stato spontaneo o avete avuto altre richieste da fan e amici? Come siete arrivati a Nicola Manzan e quale contributo ha dato alla vostra musica? [A.B.] In effetti, dimostrazioni di stima e frasi del tipo "I Disumana Res erano avanti…" o "Perché non riprendete a suonare…", non sono state rare. Questo è molto bello ma da solo non basta. Far uscire il disco è stato una sorta di banco di prova, una possibilità per capire se siamo ancora determinanti. L'entusiasmo mostrato da Nicola Manzan alla richiesta di mettere mano al nostro master, è stato importante. Lui ha lavorato su un missaggio già chiuso, in quanto le bobine della registrazione originale non esistono più, per cui ha agito sul suono globale. Sono convinto che ha operato egregiamente, ha aumentato l'impatto dei pezzi e ha colto pienamente l'essenza del suono che volevamo rappresentare.

Venite (come me) dalla Basilicata, terra al contempo poverissima e piena di risorse (non sfruttate a pieno o sfruttate male). Ha influito sulla vostra formazione e crescita musicale? L'emigrazione (culturale e/o fisica) è davvero l'unica via? [A.B.] Quando iniziammo con i Disumana Res eravamo già fuori da un po', tra Bologna e Roma. Fu inevitabile che le esperienze precedenti finissero nel nostro bagaglio. A partire dalla fine degli anni 80, a Ferrandina eravamo impegnati in fanzine, programmi radio… poi la prima band: Androfobia con all'interno i 3 futuri Disumana Res. Tutto questo, da subito, contribuì ad aprire canali con altre realtà e a maturare la consapevolezza di stare vivendo in un ambiente depresso che non ci avrebbe risucchiati. Con i Disumana Res fu differente: il localismo non ci interessava più, cercavamo orizzonti più ampi e, anche per questo, come Disumana Res non suonammo mai in Basilicata. Personalmente non ne faccio una questione di principio, torno spesso in Basilicata e ci passo volentieri le mie vacanze, lì c'è parte della mia vita. Lo reputo un posto né migliore né peggiore di tanti altri. Andare o restare è una scelta personale. Io continuo a sentirmi orgogliosamente sradicato.

Parlando sempre di radici, eravate più vicini al mondo del metal o a quello del punk/hardcore? E ora è cambiato qualcosa? [A.B.] Come band siamo nati in contesto hardcore, frequentavamo gli squat, eravamo e siamo amici dei punk. Gli stessi Androfobia all'inizio erano un gruppo hardcore. Ma, pur rispettando quella scena, non posso dire di aver mai amato il concetto di appartenenza assoluta, ma piuttosto le contaminazioni e le contraddizioni. In realtà siamo dei cani sciolti e facciamo un po' come vogliamo, nel bene e nel male. Il metal c'entra inevitabilmente perché fa parte del nostro DNA. Ci paragonano spesso ai Godflesh e questo è giusto perché ci hanno ispirati, ma in fondo nei nostri pezzi ci vedo più l'irruenza e l'urgenza dell'hardcore che la ricerca del suono/rumore dell'industrial. Se il risultato è simile, ben venga, era comunque nei nostri intenti. A livello di gusti personali posso dirti che ora ascolto principalmente metal e industrial, ma anche hardcore ed elettronica. Quindi, in finale, non è cambiato niente, se non per quei decibel in meno sulla mia curva audiometrica.

Quale è stato il momento in cui avete deciso di fondare la band e determinare l'essenza dei Disumana Res? [A.B.] Nella prima metà degli anni 90 gli Androfobia erano agli sgoccioli: il 7" che avevamo fatto uscire non ci piaceva, soprattutto per una questione di suono, e in più il cantante solista era in fuoriuscita. Qualcosa di industrial era già nelle nostre corde, grazie soprattutto ad ascolti come Contropotere, Disciplinatha, CCC CNC NCN. Nel 1995 raccogliemmo i pezzi e decidemmo di ripartire. Basta fronzoli, basta cazzate, solo scarni e potenti. Il momento era propizio, giravano nomi come Godflesh, Ministry, Cop Shoot Cop, Nine Inch Nails, Neurosis ma anche Fear Factory, Napalm Death e Sepultura nelle loro incarnazioni più industriali. Erano gruppi fragorosi, irriverenti e bastardi, un po' come noi. La tape Worms del 1996 fu una dichiarazione di intenti ma risentiva ancora di echi androfobici, perciò nello stesso anno tirammo fuori un'altra cassetta di 3 pezzi che non lasciò dubbi sulla direzione del gruppo.

Suonavate dal vivo? Come erano quelle esperienze paragonate ai live che avete fatto di recente? [A.B.] Abbiamo calcato i palchi di vari squat di Roma (Pirateria, Torre Maura, Hai visto Quinto?) in ambiti ovviamente hardcore. Ai punk piacevamo, anche se non avevamo un batterista, e l'atmosfera era bollente e piena di adrenalina. Tra i posti a noi più affini a livello musicale ricordo i concerti al Velvet e al Circolo degli Artisti di Roma; le partecipazione al Meeting Anticlericale del 1995 a Fano, alla decima edizione di "Nel nome del rock" a Palestrina in cartellone con Misery Loves Co. e Senser, e al Noiz Festival del Livello 57 di Bologna con Crunch e tanti altri. Con i Crunch suonammo anche allo Spaziokamino di Ostia, in apertura agli Headcleaner (qualcuno lo ricorda come uno dei nostri migliori concerti). Il nostro canto del cigno si tenne ancora al Livello 57 nel 1999 insieme ai Suburban Primitives. È da allora che non suoniamo dal vivo, perciò non posso fare paragoni con i live attuali. Sicuramente sarebbe diverso; è inevitabile, le sensazioni non sono matematicamente ripetibili. Potrebbe essere anche meglio…

Ci sono band oggi che incarnano lo spirito che avevate nel bel mezzo degli anni Novanta? [A.B.] Mi vengono in mente i Deflore, anche se fanno un uso della tecnologia molto più vasto e sapiente del nostro. Suonano da un po' di tempo e hanno tirato fuori dei dischi di notevole qualità. Dal vivo meritano.

Quali sono i vostri ricordi legati alle prime esperienze in sala di registrazione? Quali invece i cambiamenti che avete notato nel vostro modo di fare e in voi stessi al momento di registrare il disco (che ora abbiamo fra le mani)? [A.B.] Fatta eccezione per le cantine delle prime demo, l'esperienza in sala di registrazione con gli Androfobia fu un disastro: il fonico non aveva idea di ciò che stessimo facendo e il risultato fu paradossale. Con i Disumana Res le cose cambiarono. Worms lo registrammo a Roma, con un po' di fretta e con un risultato un po' al di sotto delle aspettative, ma almeno rispecchiava quello che eravamo. Per l'altra tape facemmo tutto da soli, a Ferrandina, con un multitraccia e un mixer in prestito: suono quasi lo-fi ma estrema libertà, un'esperienza che rifarei anche domani. Discorso differente per il disco: studio professionale, gente preparata, i pezzi giravano alla grande e noi eravamo belli carichi. Dietro la console si alternavano Bisetti, il titolare, e Alex Guadagnoli che proprio in quel periodo stava rischiando di rimpiazzare Cavalera nei Sepultura. I presupposti per fare un gran lavoro c'erano tutti e uscimmo soddisfatti dallo studio.

Perché tutto si interruppe così bruscamente? Cosa avete fatto nel frattempo? [A.B.] C'è da premettere che non abbiamo mai avuto alle spalle case discografiche o management, un po' per scelta, seguendo un'attitudine ereditata dal punk, e un po' perché non ci andava di stare dietro ad aspettative mancate o imbroglioni improvvisati. Tutto quello che abbiamo fatto è stato frutto delle nostre sole forze. C'era da sbattersi, organizzare concerti, provare, cercare i soldi per registrare. Non vivevamo neanche nella stessa città e tutto questo alla lunga ci ha sfiancati. Negli anni zero io e R.S. abbiamo aperto un sito dedicato all'hardcore italiano degli anni 80, tutt'ora in attività, mentre M.C. ha messo su un suo gruppo, gli Hellvis.

Avete commesso degli errori che oggi non rifareste? Che consigli dareste a chi si appresta a buttarsi nel mondo dell'industrial metal? [A.B.] Non credo che abbiamo fatto scelte di cui pentirsi, abbiamo seguito il nostro istinto e finché è andata, è andata bene. Io personalmente a volte penso che avrei dovuto comunque continuare a suonare ma probabilmente avevo altro per la testa e poi… non è mai troppo tardi. L'unico consiglio che posso dare è quello di non seguire consigli, soprattutto i miei.

Quali album state ascoltando di recente? Attendete anche voi il nuovo dei Godflesh? [A.B.] Ho preso gli ultimi lavori di Zu, Teho Teardo & Blixa Bargeld, Ufomammut, Deflore, Lili Refrain, Bologna Violenta, Carcass, Nine Inch Nails, Motorhead, Black Sabbath e naturalmente l'EP Decline & fall dei Godflesh. Ha 4 pezzi che secondo me sono superiori alla roba che hanno fatto subito prima dello scioglimento, in più il loro concerto del 2012 a Palestrina è stato entusiasmante. Tutto questo lascia presagire un gran ritorno. I contatti dei Disumana Res https://www.facebook.com/DisumanaRes [email protected]

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