SIRENIA: Perils Of The Deep Blue
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15/07/2013Continuano a immettere sul mercato discografico cd con la solita cadenza biennale neanche fosse una pratica burocratica da espletare i Sirenia, combo venuto alla luce nel 2001 su iniziativa del cantante e chitarrista Morten Veland nel frattempo uscito dai Tristania di cui è stato uno dei membri fondatori (e come al solito le influenze di questa band si percepiscono in maniera piuttosto netta). Dopo varie tribolazioni che toccavano in particolare il ruolo di female vocalist, la line-up pare finalmente aver acquisito la sospirata stabilità quanto meno nei suoi due elementi cardine visto che dal 2008 il microfono è assegnato ad Ailyn, scelta non solo per le sue qualità vocali dopo la partecipazione un anno prima all'X Factor spagnolo, dotata di una timbrica tutt'altro che malvagia (anche se un po' lagnosetta e talora stucchevole), ma che in questa occasione troppo spesso rischia di essere fagocitata sia dall'eccessiva presenza di orchestrazioni provenienti da synth e campionamenti vari sia dalle chitarre eccessivamente sature di distorsioni. I brani che ne vengono fuori non è che siano proprio il massimo della fluidità anche se a favore dei Sirenia gioca il fatto che nel cd in esame sono state quasi del tutto abbandonate le sonorità sfacciatamente easy listening che erano preponderanti e assolutamente deleterie nel precedente 'The 13th Floor' (fa eccezione la ruffianissima e davvero brutta "Ditt Endelikt"). Allo stato attuale, nonostante un minimo miglioramento rispetto al più recente passato, la band non ha le giuste prerogative per mostrarsi sufficientemente autorevole nei confronti di un pubblico più ampio rispetto alla cerchia dei fans del metal gotico/sinfonico avendo fornito innanzitutto una prova costellata di troppi alti e bassi e un livello compositivo piuttosto standardizzato visto che si abusa fin troppo degli stereotipi del genere come la presenza di atmosfere quando pompose, quando melancoliche, a volte "cattive", l'alternanza della voce femminile con quella maschile (sia in versione pulita che in growl), elementi caratteristici di un sound che band più prestigiose continuano a fornirci in maniera nettamente più convincente.
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