OMEN: WARNING OF DANGER
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19/11/2003"Warning Of Danger" potrebbe apparire come una sorta di miracolo solo per il fatto che riesce a non far rimpiangere i fasti dell'esordio degli Omen, uno dei debutti più devastanti di sempre. Eppure, così è: se "Battle Cry" stupiva e meravigliava per la sua carica irresistibile, "Warning of Danger" preferisce invece soffermarsi su un epos più cupo e sabbathiano, approfondendo il discorso iniziato con brani sulfurei e drammatici come la vecchia "The Axeman" in tutta una serie di canzoni ancora più varie e imprevedibili del precedente disco, e caratterizzate appunto da un feeling più cupo, più vibrante e misterioso, che preferisce l'intensità e la tensione alla grinta l'impatto. Chiaro, non ci troviamo di fronte ad un disco doom, e brani in pieno stile Jag Panzer come "Ruby Eyes of the Serpent", o "Red Horizon" ci fanno capire che gli Omen sono sempre in bilico tra le suggestioni dell'epic e le scariche di adrenalina del power, ma in generale si nota che i brani sono più "approfonditi" e carichi di evocatività, quasi come se gli Omen volessero richiamare l'attenzione sulle spendide melodie chitarrisiche e vocali di un disco che alterna con grande successo momenti intensi, malinconici e travolgenti, riassumendo in una sola forma le coordinate di uno stile sempre più vario ed incontestabilmente epico. Sempre presenti i memorabili riff di Kenny, con il loro gusto sempre più raffinato e contemporaneamente aggressivo, veri e propri capolavori di chitarra ritmica accoppiati a fantastiche armonie maideniane, sempre all'insegna della riffocrazia che vige nella band, ma la vera sorpresa è la grandiosa prestazione vocale, teatrale e possente, di J. D. Kimball: stavolta il nostro eroe è veramente sugli scudi, rubando spesso la scena alle chitarre fumanti di Powell con sentitissime interpretazioni, forti della maggiore varietà di un disco che alterna la ferocia di brani come la thrashy "Termination" a gradevolissimi momenti melodici come la conclusiva "Hell's Gate", in cui l'inquietante si mescola al melodico in una miscela che molto riassume di quanto detto nel resto dell'album. La grande varietà del disco contempla anche due inaspettati episodi strumentali (l'indiavolata "V.B.P." e l'aliena "Premonition"), ma tra gli episodi migliori rimane senza dubbio la monumentale title track posta in apertura, il cui cupissimo e ruvido arpeggio distorto iniziale è tra i momenti più intensi e impressionisti mai creati dagli Omen. Che dire poi di "Don't Fear the Night", power ballad epica degna dei migliori Manowar ("Learn to stand, learn to fight, speak the truth, don't fear the night…" vi ricorda qualcosa???), con la malinconia sempre presente sullo sfondo della leggenda… Non c'è dubbio: "Warning Of Danger" guadagna in evocatività, profondità e spessore quello che perde in immediatezza ed irruenza. Col tempo, forse finirà anche col piacervi di più dello storico esordio!
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