EVERGREY: THE INNER CIRCLE
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02/05/2004Prima venne "Recreation Day", venne e conquistò i cuori di milioni di fan nel mondo. Delicato nelle melodie e trascinante nei riff di chitarra segnò nelle menti di queste persone il proprio sigillo, promettendosi di tornare ancora e di regalare nuove emozioni. Detto fatto: a due anni di distanza da tale evento il combo svedese degli Evergrey torna sulle scene con il nuovo "The Inner Circle". Un album completo, che mostra i due diversi modi di fare musica di Englund e compagni: il primo più power-oriented, segno di rabbia e grinta, particolareggiato da intermezzi progressive e da trascinanti cori nei ritornelli. Il secondo più melodico: dedicato alla poesia e alla musica che ti rimane dentro. Grande merito della band è riuscire in diverse occasioni a fondere queste due tipologie di musica, regalando un mix unico di emozioni e immagini che scorrono veloci nella mente. Questi in sintesi sono gli Evergrey di oggi, e il loro nuovo full-lenght è la dimostrazione pratica della loro meritata affermazione nella scena metal mondiale. Un lento e triste arpeggio di chitarra, accompagnato dalla calda voce di Englund, ci introduce in "A Touch Of Blessing" che esplode in un crescendo di tastiere con potenti riff di chitarra. Il suo ritornello è paragonabile ad un grido disperato, vicino al pianto, che fin da subito emoziona e coinvolge l'ascoltatore in questa avvolgente sensazione di disperazione. I toni calano con la successiva "Ambassador", grande pecca di questo platter. Capace di spezzare i toni impressi dall'opener con il suo ritmo decisamente troppo incalzante e rabbioso, una buona canzone in linea di massima ma che non si riesce ad adattare al corretto scorrimento del full-lenght. Dopo questa "pausa" si ricomincia con "In The Wake Of The Weary", canzone non meno potente della precedente ma dalle velate melodie, dai particolari fraseggi dei cori e dall'intermezzo con una calda voce femminile degna compagna del singer della band. "Harmless Wishes" prosegue il lavoro intrapreso fin'ora, grazie ad un piacevolissimo ritornello e da un sofisticato intreccio di archi. La poesia si manifesta con la delicata "Waking Up Blind", traccia commuovente nella quale la voce di Tom risuona magnifica. Un delicato racconto al cuore, quattro minuti da vivere e da interpretare a proprio modo, ma ai quali difficilmente si può rimanere indifferenti. I toni tornano alti con "More Than Ever" e "The Essence Of Convinction", canzoni che si evidenziano ancora una volta per il grande lavoro corale e per le dolci sinfonie che accompagnano il potente lavoro svolto dalle chitarre. Grande gemma di questo "The Inner Circle" è "Where All Good Sleep", dagli ipnotici riff di tastiera e segnata da un ritornello particolare, dove voce e cori si alternano velatamente. Interessanti anche alcuni cambi di tempo che rendono la parte strumentale interessante nella composizione. I giochi si chiudono con la romantica "Faith Restored", degna compagna della precedente "Waking Up Blind". La fine dell'album è affidata alla strumentale "When The Walls Go Down", nella quale una voce di una persona disperata ed in lacrime viene accompagnata con grande sapienza da commuoventi passaggi di tastiera e di archi. A dare corpo alla situazione si inseriscono chitarra e batteria, che segnano i cambiamenti di umore della persona che parla narrandolo a loro modo…con la musica. Un finale strappa-lacrime che conclude sapientemente questo "The Inner Circle", un lavoro profondo e sentimentale. Dedicato ai fan degli Evergrey, a tutti coloro che la musica la vogliono sentire dentro e con la quale vogliono emozionarsi. Potenza e classe, ancora una volta forgiate in un solo segno. Nessuna parola di ricorrenza, ma semplici complimenti.
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