DARK HORIZON: DARK LIGHT'S SHADES
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04/05/2005Dopo il loro debutto in sordina intitolato “Son Of Gods”, risalente all’ormai lontano 2002, gli italiani Dark Horizon ci riprovano con il nuovo album “Dark Light’s Shades”. Dopo aver quasi rivoluzionato la band con i nuovi innesti di Luca Capelli (batteria), Davide Marino (basso) e Roberto Quassolo (voce) la band si rimette in gioco rimanendo comunque orientata al melodic power metal del debutto con un occhio di riguardo alle tastiere di Alessandro Battini spesso dominatrici della scena. Masterizzato dalle abili mani Sascha Paeth in quel di Wolfsburg il platter presenta una qualità del suono di grande livello, una produzione che denota subito il grande lavoro e l’impegno che la band e la nuova label (la nostrana Northwind Records) ha riposto dietro a questo nuovo prodotto. Il disco si apre con “1793”, un intro sinfonica e delicata che dà spazio all’opener “Painted In Blood” dominata da ritmiche coinvolgenti, cambi di tempo e che ci presenta il nuovo singer Roberto Quassolo: una voce calda e armoniosa che dà grande enfasi alle canzoni. Oltre che per un ottimo refrain la band si evidenzia per un buon songwriting mai ripetitivo e molto curato. La successiva “Victim Of Changes” non fa che confermare quanto detto precedentemente, un altro brano interessante con una struttura più lineare e che ci dimostra ancora l’abilità del gruppo nel proporre ottime sinfonie senza sprecati virtuosismi. “Master Of The Bright Sea” prende un altro passo, quello leggermente più speed e di richiamo, per capirci, verso i veloci sinfonismi dei Rhapsody. I Dark Horizon ci mostrano una faccia più grintosa del loro sound, senza mai esagerare, ma che non ha saputo convicermi a pieno anche senza particolari demeriti. Vera incompresa dell’album rimane “Dragon’s Rising”, brano dai mille volti contornato da luci e ombre: prima più power, dopo più melodico, poi con riffing più potente e cadenzato con un refrain piuttosto banale che ci riporta ad un solo di chitarra/tastiera che non mi ha mai saputo dire granchè. Personalmente trovo sia l’unica nota dolente di questo disco, e con questa ho concluso le critiche a scapito dai Dark Horizon. Si perché dalla successiva “The Spell You’re Under” la band riprende il corso intrapreso ad inizio album offrendoci un brano più veloce e potente dominato da riffing decisamente più power-oriented e da un ottimo refrain, finalmente ci si ricomincia a divertire! Successivamente ci si dedica ad un trilogia di stampo decisamente più “epico” e storico intitolata “Hannibal The Carthaginian”. Questo mini-concept sviluppato in tre episodi ci dà nuovamente prova di un ottimo songwriting mai noioso, cosa fondamentale, e che è dimostrazione della qualità di questi piccoli ma grandi musicisti. Atmosfere altisonanti per tre tra le migliori canzoni del lotto: i sinfonismi di “The Oath”, il corale refrain di “The Glory” e la ruggente, nonché la mia preferita, “The Weeping”. A chiudere il platter ci pensa “Flying In The Wind”, ballad armoniosa che è degna conclusione di un ottimo lavoro. Una chitarra acustica e velati arrangiamenti orchestrali accompagnano la stupenda, lo ripeto nuovamente, voce di Roberto Quassolo: una vera marcia in più per il futuro della band. Giunto così alla fine di questo “Dark Light’s Shades” posso affermare con certezza che i Dark Horizon hanno intrapreso un nuovo corso che, seguito a dovere, saprà portargli gran fortuna. La band ha dimostrato grandi qualità tecniche e compositive, merito non solo del nuovo singer (tra l’altro anche compositore di tutti i testi), ma di un ottimo lavoro di gruppo. I Dark Horizon certo non hanno rivoluzionato niente né hanno sconvolto il modo di intendere la musica ma semplicemente ci servono sul piatto un prodotto tutto da gustare che saprà soddisfare amanti del genere e non. Enjoy!
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