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FEAR FACTORY

29/05/2012 ore 23.05, la devastazione cyberdeath ha inizio, tra suoni più taglienti di affilatissimi bisturi da obitorio e steccate colossali di Burton C Bell che nelle parti pulite non ne ha azzeccata una (il Russel Crowe del death metal - la somiglianza con l'attore è stupefacente). Per noi è stato un vero e proprio 'shock', che coincidenza del caso è stato anche il brano d'apertura, "Linchpin" sembra tratta dal repertorio dei Korn per quel basso molto downtuned e i controtempi di batteria; le sviolinate del cantante si moltiplicano tanto che non passa inosservato un atteggiamento tipico di chi ha ormai tracce di sangue nell’alcool. "Powershifter" è un brano trascurabile, mentre non è altrettanto l’assenza di Gene Hoglan dietro le pelli il cui sostituto, nonostante un drumkit di tutto rispetto, non andava oltre il compito in classe. La forza della band sta in Dino Cazares che sa trasformare la propria mole in montagne di riff cibernetici, maestosamente coadiuvato dal bassista Matt De Vries a formare la vera killing machine della band. "Christploitation" annuncia la a guerra termonucleare globale non con trombe, ma con tastiere; d’ora in poi si da il via al saccheggio del nuovo lavoro 'The Industrialist', ragione primaria del tour, con "The Charger" durante cui, purtroppo, i suoni collidono a causa dell’altissimo volume portando il tutto alla saturazione/distorsione. Salto temporale di oltre vent'anni per tornare al disco d'’esordio della band californiana, da 'Soul Of A New Machine' spunta fuori "Scapegoat", il cui ritornello ti si pianta nel cervello e non va più via (suffer bastard). Allo scadere dell’ora di set Burton e Dino, intrattenendo il pubblico (non numeroso a causa del giorno infrasettimanale e del prezzo, 28 euro avrà scoraggiato più di qualche potenziale avventore), chiedono agli astanti quale brano avrebbero voluto ascoltare; scommettiamo che conoscete a priori la risposta!: "Demanufactureeeeeeeeeeeeeeeeeeeee"!!! E qui scatta il pogo nelle prime file. Sempre dallo stesso disco tirano fuori "Self Bias Resistor" dove la fanno da padrone i riff grattugia del chitarrista. Pensiero finale, meno male che non tutti i brani sono cantati con le clean vocals e le parti urlate hanno tamponato le steccature, ma la band non si discute: in 'forma' e senza pietà. 1. Shock 2. Edgecrusher 3. Smasher/Devourer 4. Acres of Skin 5. Linchpin 6. Powershifter 7. Fear Campaign 8. Christploitation 9. Recharger 10. Martyr 11. Scapegoat 12. Demanufacture 13. Self Bias Resistor 14. Zero Signal 15. Replica

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