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FEAR FACTORY

Davvero fuorimano i Magazzini Generali per chi non conosce bene Milano, ma l'impresa per arrivarci era d'obbligo per l'evento di stasera, ovvero il ritorno in tour dei Fear Factory, a tre anni di distanza dall'ultima data live meneghina risalente al 2007, quando i nostri vennero presso il Rolling Stone in occasione del 'Transgression Tour'. Nessun gruppo di supporto per questo tour (scelta non molto popolare, visto il prezzo pieno del biglietto), e via quindi all'esibizione del rinnovato quartetto, nel quale, nel frattempo, è tornato l'ex reietto Dino Cazares a sostituire il momentaneo leader Christian Wolbers, e, con lui, è arrivato, dietro le pelli, quel mostro di tecnica che risponde al nome Gene Hogland (per chi non lo conoscesse già batterista dei Death, Testament, Strapping Young Lad e Dark Angel), a degno rimpiazzo dell'altro fuoriuscito Raymond Herrera. Giù le luci e si parte con la title track del nuovo album, "Mechanize", seguita a ruota dal terzetto di canzoni che apre 'Obsolete', ovvero "Shock", "Edgecrusher" e "Smasher/Devourer". Non c'è tempo per tirare il fiato, perchè i Fear Factory non ne concedono affatto, quindi si continua tornando al presente con "Industrial Discipline", prima di fare anche una tappa nel flop 'Digimortal', dal quale sono prese "Acres Of Skin", non poi così male in veste live, e "Linchpin". Davvero buona la resa vocale di Burton Bell stasera, così come la prestazione di Dino Cazares, e davvero ogni commento è superfluo riguardo a quanto suonato da Hogland. Violenza su violenza viene dal feroce mosh sotto il palco, mentre si alternano "Fear Campaign", singolo del nuovo album, e "Martyr", direttamente dal debut 'Soul Of A new Machine', prima di chiudere prima della pausa con "Christplotation", "Resurrection" (davvero suggestiva) e "Final Exit", che lascia finalmente un poco di tempo, ma non troppo, per risistemarsi le ossa. Al ritorno on-stage è solamente un album a tenere banco, ovvero 'Demanufacture', dal quale vengono presentate ben cinque canzoni in fila: la title track, "Self Bias Resistor", "Zero Signal" (durante la quale il pubblico tenta una timida versione di wall of death, non esattamente riuscita), "HK" e l'acclamatissima "Replica", che chiude definitivamente le ostilità. Davvero un bel concerto, suonato alla grande da una band che ha saputo rinnovarsi dalle sue ceneri; peccato solo per l'assenza totale di pezzi da 'Archetype' e 'Transgression', come ad esempio "540.000 Farhenheit", "Cyberwaste" o la stessa "Archetype", che forse avrebbero reso ancora più bella l'esibizione di stasera.

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