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METALLICA

Le calate italiche dei Metallica, pur frequenti e ormai pressochè annuali, mobilitano sempre tutte le masse metalliche, rockettare e non, anche più degli Iron Maiden. E' quindi uno Stadio Friuli ai limiti del sold out quello che accoglie la band di San Francisco, a sua volta ricevuta da un pubblico variegato che andava dalle famiglie coi figli ai metallari più integgerimi, e tutto ciò che sta in mezzo. Attaccano un po' in ritardo sulla tabella di marcia i francesci GOJIRA, band che meritatamente sta guadagnando sempre di più la luce dei riflettori. Purtroppo un guasto al tourbus li ha costretti non solo a tagliare il set (è mancata dunque la nuova 'L'enfant Sauvage', dal nuovo attesissimo disco), ma anche a pagare lo scotto di avere dei suoni vergognosi, tanto che si faticava a distinguere i pezzi. Grossa pecca per chi magari non li conosceva e non li ha potuti valutare al meglio. Tolto ciò, prestazione maiuscola e quadrata, da parte di un quartetto che sa il fatto suo e che sia su disco che dal vivo sa letteralmente fare paura. Si cambia palco e puntuali salgono i MACHINE HEAD, tra l'altro motivo principale o quasi perchè molta gente è qui. L'avere dei suoni pessimi quanto i Gojira non ha impedito a Flynn e soci di perpetrare il solito massacro sonoro, aperto come da copione da "I Am Hell", seguita a ruota da "Be Still And Know" e la storica "Imperium". La performance di tutti e quattro i californiani è stata maiuscola (del resto che Duce sia stonato come una campana lo sappiamo da anni, e ci abbiamo fatto l'abitudine), con un Flynn che ha tenuto un'arringa commovente (anche se palesemente studiata e recitata a memoria) sull'amore per la musica prima della epica "Darkness Within". "Halo" ha chiuso il tutto con epicità palese. Che i Machine Head siano una garanzia ormai lo si sa, e stasera ne abbiamo avuto l'ennesima conferma. Peccato per l'assenza di "Davidian"; un po' come una pizza senza pomodoro, manca un ingrediente fondamentale, ma è buona lo stesso. Sappiamo tutti come funziona. Quando parte "Its a Long Way" degli AC/DC vuol dire che stanno arrivando. Anche perchè subito dopo parte "The Ecstasy Of Gold", e sfido chiunque a dire che non ha avuto i mega brividi prima e durante. Due furgoncini neri accostano affianco al palco, i quattro cavalieri scendono, salgono sul palco (Ulrich per primo) e partono con..."Hit The Lights". Infarto. E dopo? "Master Of Puppets". I suoni sono perfetti, Hetfield pure, sia vocalmente che esteticamente: cosa si vuole di più? Il Black Album suonato al contrario, tipo, sparato sul pubblico dopo un breve documentario che ripercorre la genesi del disco metal più venduto di sempre. "The Struggle Within" non fa prigionieri, e da lì è una corsa folle verso il culmine di "Enter Sandman". Da menzionare la splendida "My Friend Of Misery" e "Of Wolf And Man"; sarà che dal vivo non si sentono praticamente mai, ma anche qui, brividi continui. Finisce qui? Affatto. Bombe, scoppi e fuochi artificiali spettacolari introducono "One", e palloncini neri vengono sparati sulla folla durante la conclusiva "Seek And Destroy". Difficile dire altro se non che chi non c'era difficilmente può capire il livello di pathos e entusiasmo dello spettacolo, e il ribadire che se i Metallica sono 'i Metallica', c'è un motivo e l'abbiamo visto tutti stasera. Due sole pecche che hanno minato un concerto (anche a livello organizzativo) altrimenti impeccabile: l'inclusione di "Hell And Back", brano scartato da 'Death Magnetic' che poteva essere scartato pure qui, e la performance di Ulrich, come al solito fuori tempo e prodigo di errori madornali tanto da fare fatica a tenere il tempo durante i brani.

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