SI NON SEDES IS
Vi abbiamo avvertiti in sede di recensione (http://www.hardsounds.it/recensione.php?id=10722), quindi procuratevi il loro album. Noi intanto cerchiamo di capire un po' di cose sul mondo Si Non Sedes Is. Bentornati, ragazzi. Cosa avete fatto nel tempo che collega lo split con i Marnero e questo 'Father of All Lies'? Gregorio (voce): Sono successe parecchie cose… per farla breve Matteo (batterista) si è trasferito a Bruxelles e Cristiano a Milano; Cristiano e Diego hanno messo su famiglia e Matteo (chitarrista) è in procinto di farlo. Il gruppo si sarebbe in pratica fermato se non fosse stato per il continuo sostegno e incoraggiamento di Luca (Marnero/Sangue Dischi) che fin dai nostri inizi è stato al nostro fianco per quanto riguarda l’organizzazione di concerti (il nostro primo live è stato all’AntiMtvDay) e l’uscita di dischi (lo split con i Marnero appunto); alla fine questa collaborazione è diventata anche musicale e adesso Luca (che nel frattempo si è trasferito a Roma) suona con noi dal vivo; l’ultima novità è che Valerio (Inferno/Hombrelobo studio) dopo aver registrato il disco partecipando molto attivamente alla sua realizzazione, adesso ci accompagna suonando dal vivo per sostituire chi di noi per i vari problemi logistici/lavorativi/familiari (c’è n’è sempre qualcuno) sia impossibilitato a suonare.
Chi è il "padre di tutte le menzogne"? G.:Satana. So che non è una frase chiara e voglio che lo rimanga; l’ho scelta perché mi piace la sua ambiguità e il fatto che si presti a interpretazioni personali. Anche le singole parole che la compongono sono dense di significato. Mi piace pensare che stimoli la curiosità di chi la legge.
Come avete buttato giù i pezzi dell'album? Avete fatto come nelle vostre vecchie band oppure il metodo è diverso? G.:Il metodo è sostanzialmente lo stesso anche perché siamo sempre lo stesso gruppo di amici che suonano insieme. Direi che in questo gruppo ci sono meno conflitti di quelli che ci sono stati in passato sia perché siamo un po’ più maturi sia perché rispetto ai vecchi gruppi (i Concrete e i Comrades per esempio) c’è più unità d’intenti sulla direzione musicale del gruppo. Cristiano (chitarra): Sinceramente nel corso degli anni abbiamo sviluppato un metodo/non metodo. partiamo da una suggestione, un riff o una serie di riff che vengono smontati ed assemblati praticamente in ogni combinazione possibile. non è raro che da un brano troppo lungo se ne ricavino due ben distinti. Diciamo che "si va dove ci porta il cuore".
Quali sono stati i momenti critici delle registrazioni? G.:Oddio, tanti… abbiamo iniziato nel 2010 per registrare tutte le tracce di batteria prima che Matteo partisse per il Belgio. Poi con calma abbiamo fatto gli strumenti anche perché pagavamo la registrazione e man mano andavamo avanti quando avevamo i soldi. Le voci meritano un discorso a parte perché le registrazioni hanno risentito dei miei momenti di depressione per poi scattare nei miei picchi di buon umore… nel complesso penso di averci messo 2 anni a completarle ma questo ci ha permesso di studiare la registrazione veramente in ogni piccolo dettaglio e, infatti, adesso che è uscito il disco credo che lo consideriamo quasi perfetto nella sua realizzazione. E poi non c’era nessuno che ci mettesse fretta, per noi l’importante era riuscire a realizzare questo disco non quanto tempo ci sarebbe voluto.
Avete altri pezzi nel cassetto per split futuri? G.: No, da questo punto di vista Father of All Lies rappresenta un punto di arrivo, non credo che avremo occasione almeno per ora di comporre nuovo materiale con la formazione originale SNSI.
C.: In realtà Abbiamo alcuni dei famosi riff suggestivi di cui sopra, ma le distanze geografiche e la nuova line up non ci hanno ancora permesso di vedere cosa potrebbe venir fuori.
Cosa farete nei prossimi mesi? G.: Speriamo di suonare tanto, rispetto ai nostri standard di attività che negli ultimi anni sono stati di 5-10 concerti l’anno, sicuramente suoneremo più di così nei prossimi mesi.
Riuscite a trovare un’altra band che oggi suona come voi? E soprattutto, ve ne fregherebbe qualcosa se ci fosse? G.: Oddio, non seguiamo più la musica di tutto il mondo ossessivamente come una volta, ammesso che sia ancora possibile, quindi non lo posso sapere… dipende da cosa intendi per suonare come noi, dal punto di vista delle canzoni e della musica direi di no, dal punto di vista dello stile musicale, dell’approccio e dell’attitudine ci sono tanti gruppi come noi per fortuna. Se intendi se ci fregherebbe qualcosa se esistesse un gruppo uguale al nostro, penso che la troveremmo una cosa sorprendente, e tutto sommato simpatica.
Come è stato lavorare per un pool di etichette come Sangue Dischi e Fallo Dischi? Sempre di più sono gli album prodotti da collettivi come questi. G.: Assolutamente normale per noi, direi che la maggior parte dei dischi che abbiamo fatto non solo con questo ma anche con altri gruppi siano stati frutto di collaborazione tra etichette. La cosa fondamentale è che come in questo caso le persone che sono dietro le etichette siano amici che conosciamo da tempo o nuove persone che conosciamo e diventano nostri amici, perché alla fine abbiamo tutti lo stesso desiderio di espressione e di mantenere viva la musica per palati fini.
Perché la scelta del vinile e free download? Da collezionista di cd me lo chiedo con molta serietà… G.: Perché il vinile è il formato che ci piace di più. Non avere fatto il cd è solo una questione di soldi, però volendo comunque rendere la musica disponibile a più persone possibili l’abbiamo messa anche online. Comunque non escludiamo in futuro di potere stampare qualche cd di questo e degli altri nostri dischi. Penso che alla fine ci sia una differenza tra ascoltare la musica di un gruppo e avere un disco o un cd di quel gruppo ma per me la cosa più importante è che la nostra musica piaccia, incuriosisca, interessi e sia disponibile a tutti.
C: Non è stata una scelta collettiva ma direi che sono d’accordo, il vinile, per la sua storia e non solo, è accomunabile ad un libro e se devo ascoltare musica in digitale, direi che il file batte il CD per praticità ed affidabilità, soprattutto se ascolti la musica mentre sei in movimento.
Luca Antonozzi (Sangue Dischi, Marnero): Per quanto mi riguarda è una scelta dettata da una valutazione costi/benefici. Stampare un supporto, quale che sia, costa, e dato che a livello qualitativo nel 99% degli impianti non è percettibile alcuna differenza tra file digitale e cd audio, il vinile è per alcune sue caratteristiche intrinseche il formato più remunerativo: l’artwork viene valorizzato al massimo, costringe ad una fruizione “attiva” ed il suono ha un range dinamico molto più naturale, a scapito di una minima perdita di definizione. Quindi se devo scegliere per me si va sul vinile tutta la vita. Capisco il tuo disappunto dato che anche io ho collezionato cd per una vita ma devi considerare che internet negli ultimi dieci ha davvero depauperato il senso di questo formato.
A metà ottobre avete suonato a Napoli con Hyperwulff e Naga. Come è andata? G.: Benissimo, i ragazzi di Fallo Dischi e compagnia sono davvero simpatici, i Naga sono di una pesantezza e rumorosità rara, gli Hyperwulff, con cui abbiamo suonato già 3 volte nell’ultimo mese, sono amici ormai da tempo e un power duo da temere… per di più abbiamo dormito dall’ospitalissimo Daniele e ci siamo risvegliati di fronte a un paesaggio mozzafiato! Mozzarella di qualità superiore per i non-vegani della truppa.
L.: Devo dire che il concerto in sé è andato assai bene, cono i Naga avevamo già suonato assieme quando ero venuto con i Marnero e rivederli ha solo confermato quanto siano una macchina di morte dal vivo, gli Hyperwulff sono fratelli nonostante provengano dal produttivo Nordest e parlino quella loro strana lingua quando si ubriacano. Personalmente però suonare a Napoli mi esalta soprattutto per motivi extramusicali, tralasciando le solite banalità su cibo e mare è una città che mi trasmette un senso di pericolo e volontà di non omologazione, merce molto rara di questi tempi.
Di solito cosa devono fare gli spettatori ai vostri concerti? C.: A Napoli avrebbero dovuto portare dei tappi per le orecchie...scherzi a parte, se apprezzano si divertono e comprano il disco, è già ben più di quanto ci si possa aspettare da un pubblico
G.: Divertirsi.
Meglio il Nord o il Sud per suonare? G.: Meglio tutti e due, e pure il Centro.
C.: Nel corso degli anni, e credo che gli altri saranno d’accordo con me, raramente abbiamo incontrato persone o collettivi di organizzatori che ci abbiamo fatto sentire a disagio o scontenti, al di là delle loaction, degli impianti audio, del backline, dei rimborsi risicati o della promozione del concerto. soprattutto in italia, di solito la passione aggiusta tutto.
Vi hanno mai chiesto di pagare per suonare su un determinato palco? C.: A chiederci di suonare a parte Emergenza Rock non s'è mai azzardato nessuno, a meno che non vogliamo contare gli episodi tipo: 100€ per una data secca Milano/Roma, nonostante l’assicurazione di un rimborso perché, cito testualmente “la serata è andata male”. In quei casi, soprattutto se non si tratta di uno squat, comunque sei tu che hai pagato per suonare. G.: Direi di no, ma comunque non lo faremmo mai.
Facciamo un passo indietro. Si non sedes is, si sedes non is. Spiegateci il significato di questo palindromo latino e se si ricollega alla tradizione dei titoli dei Concrete. G.: Il motto sullo stipite della cosiddetta Porta Magica di Piazza Vittorio a Roma è SI SEDES NON IS che si traduce più o meno SE SIEDI (oppure CHI SIEDE) NON PROCEDI, il suo significato è ovviamente ambiguo, diciamo che visto il contesto si può riferire al proprio percorso di ricerca, e noi abbiamo fatto nostro questo motto per applicarlo alla musica. Essendo la frase palindroma abbiamo scelto la versione rovesciata SI NON SEDES IS (SE NON SIEDI PROCEDI) perché ci piacciono le cose al contrario e per non farci confondere con altri...certo se poi un gruppo qualsiasi della tua città non trova di meglio che dare come titolo a un proprio disco il nome della tua band generando un po’ di confusione non è che ci si possa fare niente a riguardo.
I Concrete, appunto. Alcuni di voi vengono da quell’esperienza. Trovate similitudini nel vostro modo di approcciarsi alla musica o avete cercato di cambiare? G.:Come dicevo sopra rispetto ai Concrete abbiamo rapporti interni un po’ meno conflittuali e più unità d’intenti musicale, però quando eravamo più giovani eravamo sicuramente più avventurosi e spericolati, adesso non siamo più così e il Capoccia gira il mondo da solo deridendo la nostra anzianità.
C.: Credo che ci sia una naturale affinità di sound, non abbiamo premeditato nulla ma visto che buona parte di quelli che erano i concrete operano in questo progetto, volenti o nolenti l’affinità c'è.
Cosa pensate che abbiano lasciato in eredità agli ascoltatori e al resto dei musicisti i Concrete, i Comrades e Los Vaticanos? G.: Per noi i nostri gruppi del passato rappresentano una grossa parte di quello che siamo come persone e ovviamente come "musicisti". Davvero è una fortuna avere trovato un modo di esprimersi che ti rimane dentro nonostante gli eventi belli e brutti della vita. Per quanto riguarda gli ascoltatori il fatto di potere suscitare delle emozioni negli altri è una ricchezza straordinaria e quando qualcuno ti dice che apprezza la tua musica ti da una gratificazione incredibile perché in quella musica hai messo tutto te stesso, quindi, anche se i nostri gruppi del passato sono conosciuti da poche persone il fatto che tra quelle poche ce ne siano alcune che sono state influenzate nella loro vita dalla nostra musica è una cosa impagabile.
C.: Spero della bella musica.
C'è l'eventualità che possano esserci altre uscite di tali gruppi su cd, come 'Gvttae Sanguinis' di qualche anno fa? G.: Certamente sì, penso che se qualcuno ce lo chiede siamo sempre favorevoli. Un anno fa circa si stava per materializzare una specie di discografia parte seconda dei Comrades ma poi alla fine non siamo riusciti a metterci d’accordo con l’etichetta sulla tracklist anche per via di qualche incomprensione residua tra i membri della banda, ma a parte questo tipo di problemi a me personalmente farebbe piacere che le cose che abbiamo fatto in passato fossero di nuovo disponibili.
C.: A questo proposito, ma parlo a titolo personale, la tradizione popolare mi verrà in aiuto con uno dei suoi cavalli di battaglia più famosi: “chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce o passato, simm’ a Napule paesà”.
Abbiamo terminato. Concludete in libertà. G.: Grazie per l’intervista e un bacio a tutti i nostri amici.
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