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DARKEST HOUR

In un piccolo camerino dell’Alcatraz incontriamo il loquace Mike Schleibaum, chitarrista e fondatore dei Darkest Hour, in procinto di continuare il loro tour di supporto ai Machine Head. Un grazie a Nicola Marsilio che ha collaborato durante la chiaccherata con Mike, ed un ringraziamento particolare a Eros Pasi per l’opportunità dell’intervista.

Mike: Ehyyy, benvenuti! Guardate, vi facciamo accomodare sul divano per stare più comodi! Abbiamo anche allontanato le ragazze perché ci sia meno confusione.

A noi non danno fastidio le ragazze… Oh…Allora potremmo richiamarle…Anzi, no, sai, non ci piace la competizione [risate].

Dunque, avete da poco fatto uscire un nuovo album, ‘Darkest Hour’, quali sono state le reazioni? Mike: Le reazioni sono state…all over the place! Un sacco di gente a cui non piaceva la band ha detto che è fantastico, un sacco di gente che amava il gruppo si è buttata a capofitto nel nuovo sound che c’è sul disco, quindi non lo so, credo sia un disco per il quale ognuno si fa una propria idea! Non è una cosa che leggi su internet e decidi se ti piace o no, ecco.

Come dicevamo, l’album ha come titolo il nome della band, ma finora è il più diverso dai precedenti. Voglio dire, se li confronti tra loro. Mike: Ok, ok, adesso controbatto [risate]. Il primo disco, ‘The Mark Of The Judas’, è molto diverso da ‘Deliver Us’. Mooooolto.

Certo, ma da ‘Deliver Us’ vi siete comunque mantenuti su un certo stile. Mike: Si si, ahahah. Quello che voglio dire è che la band è cambiata nel corso del tempo, sempre. Siamo passati da ‘Deliverance Us’ a ‘The Eternal Return’, e quello è diverso! E poi è seguito ‘The Human Romance’ che era… non voglio dire più Machine Head, ma Peter Wichers dei Soilwork lo ha prodotto, era tutto più pulito, più brillante. Capisci? E ora siamo qui. Il cambiamento potrà sembrare eccessivo, ma noi siamo nel futuro, sono gli altri che devono raggiungerci [risate]. I brani sono semplicemente degli ibridi di quello che eravamo in passato, ok? Ci sono le stesse cose che succedono, solo in un periodo di tempo più bravo. Insomma, se sei un fan degli Anthrax, potrai notare che succedono molte più cose che in un brano degli Anthrax, ma se ti piacciono solo le death metal vocals, dovrai fare qualche passo in più perché hai a che fare con un cantante che non ascolta solo metal. Creativamente siamo dove vogliamo essere, non è stato male essere i re del thrash melodico underground statunitense o quello che vuoi, ma non siamo quel tipo di band, ci piace progredire e cambiare. Tirare il dado e sperare di fare sempre sei.

Il disco appunto è molto vario al suo interno, è stata una cosa pensata? Mike: Si, se hai la versione deluxe completa sono 15 brani, e vanno dappertutto. Ci sono alcuni dei brani più incazzati della nostra carriera, e il contrario, ma era l’obiettivo, fare un disco metal che andasse dappertutto. Forse alcune persone sono ok con il concetto di fare sempre la stessa cosa, ma come ti dicevo questo è il futuro, e se è troppo diverso da quello che si aspettavano, dovranno fare uno sforzo in più. Prendi la canzone di apertura, è un mid-tempo. Su ‘Human Romance’ dopo l’intro si parte subito a razzo, stavolta è diverso. E quel riff è in giro dai tempi di ‘Deliver Us’! La gente si domandava ‘possono farlo?’ Fare una cosa più groovy, lenta. All’inizio ti fa rimanere male, ti fa dire ‘ma sono davvero i Darkest Hour?’

E’ quello che abbiamo pensato, ci aspettavamo di sentire la solita cosa, e invece… Mike: Ottimo, ottimo, è proprio quello che volevo! Probabilmente potevamo mettere i brani in un ordine più prevedibile, partire con un pezzo veloce, ma noi vogliamo fare quello che ci pare!

Avete firmato con Sumerian Records, che è un’etichetta che ha molti gruppi definiti scenester e poser, eravate spaventati dalla cosa? Siete passati dalla Victory a questa… Mike: Ti devo correggere, siamo passati da Victory a E1, e Century Media in Europa, e poi siamo passati a Sumerian. Ma ti dirò, dopo il contratto con la Victory, che era una specie di condanna a morte, eravamo liberi di fare quello che ci pare. Così firmammo per la E1, e non so se lo sai, sono un’etichetta eccellente, ma erano tipo ‘ok, figo, ecco un po’ di soldi, basta che non fate un disco hip hop, noi vi stampiamo un po’ di poster’. Hanno di tutto, hanno il Wu-Tang Clan, Sinead ‘O Connor, il batterista dei Beatles Ringo Starr, hanno fatto delle ristampe degli Opeth, Hatebreed, è stato figo, stavamo bene, ma sai… parlavamo con tutte queste persone che non sapevano esattamente chi eri, continuavano a guardare l’orologio e pensavano che il gruppo si chiamasse THE Darkest Hour [risate]. E poi, il titolare della Sumerian, lo conosco da quando è un ragazzino e ha costruito questo impero, e devi rispettarlo, so da dove viene! E possiamo litigare o avere opinioni diverse, ma sapevo che lui ci avrebbe dato lo spazio per fare qualcosa di diverso, e così è stato. Perché un sacco di gente ha pensato ‘cazzo ho pagato per ascoltare i Darkest Hour’ [risate], ma lui non ci ha mai detto ‘ok, adesso scrivete un po’ di roba djent’. Alla gente non piacciono subito i dischi per forza, a volte ci vuole tempo. Voglio dire, per quanto tempo gli At The Gates continueranno a fare dischi simili? Prima o poi devi cambiare.

Non fraintendermi, amo la Sumerian e tutte le band del roster, solo che molte persone pensano che voi siate cambiati perché siete passati con loro. Mike: In realtà, ci è stato permesso di cambiare perché abbiamo firmato per loro, ma l’avremmo fatto comunque! A volte mi chiedo cosa direbbe la gente se dietro al disco ci fosse il logo della Nuclear Blast [risate]. Forse direbbero ‘mmh, questo è dell’ottimo heavy metal’ (detto in tono ‘sommelier con la puzza sotto il naso’ Ndr)[risate]. Non lo so, noi siamo di Washington, veniamo dalla scena metalcore, e a casa mia non è una parolaccia, ahahah. Io vengo da lì, dagli anni ’90, Snapcase, Integrity, Unbroken, Hatebreed.

State suonando di nuovo con i Machine Head, come sta andando? Com’è andato lo show da headliner di ieri a Roma? Mike: Roma è stata figa, ma Roma non è come andare in tour con i Machine Head! Sai di cosa parlo, indossi una maglia dei Machine Head, spaccano il culo! [risate] Spaccano il culo! Sai cosa vuol dire ricevere un sms da Robb Flynn? Ti sto facendo diventare invidioso... Beh… Mike: Ci sono un sacco di band fighe con cui andiamo in tour, ma poi ci sono gruppi rari come i Machine Head. Insomma, band come i Metallica, sembra quasi che non gli interessi essere heavy metal, gli Slayer mantengono alta la bandiera, ma… i Machine Head seguono la loro strada, cambiano! Sono stati il gruppo che ha cambiato di più, ma è quello che è figo, e credo ci sia molto da imparare. Ti fa pensare ‘possiamo fare quello che vogliamo!’. Guarda cosa hanno fatto loro, sono resuscitati 3 o 4 volte, ma devi essere in grado di sostenere la scommessa. E devi essere in grado di tenerle testa. Stasera lo vedrai, se rimani… ma certo che rimarrai, hai una t-shirt dei Machine Head [risate]. Rimarrai a bocca aperta.

Credi che il nuovo disco possa essere un ponte verso qualcosa di ancora diverso? Mike: Ahahah, non lo so amico. Vedremo! Ci stiamo ancora concentrando sulle reazioni a ‘Darkest Hour’. Però… ed evidenziala bene questa parte, eh [risate], la gente deve leggerla! Cioè che, ora come ora, credo che il prossimo album sarà la vera voce dei Darkest Hour, dei 5 ragazzi. Ora che il disco ‘shock’ è fatto, ora siamo liberi di fare qualsiasi cosa; quindi con il prossimo, se non veniamo arrestati o se qualcosa non mi uccide… just sayin’ [risate].

Ok, passiamo alla parte nerd dell’intervista, parliamo di chitarre! Mike: Oh no [risate]. Vedi il mio rig lì? C’è la mia acustica, qui c’è l’iPad con la tab di ‘Rosanna’… ah no, ‘Miracle Man’ [risate]. Ci piace avere sempre gli strumenti a portata di mano!

Recentemente sei diventato endorser ESP, ti piace la loro proposta? Usate anche 7 corde? Mike: No, niente 7 corde, siamo fan di accordare la chitarra più bassa, ma sempre 6 corde, siamo cresciuti con quella roba. Abbiamo provato a scrivere qualcosa con la 7 corde per vedere se cambia qualcosa, e cambia, ma non ci ha convinto. Usiamo l’Axe-FX, quindi possiamo emulare la sette corde con pitch shift. Siamo entrambi fan del Floyd Rose, ci piace fare cose folli col Floyd, non c’è niente come una sei corde col Floyd Rose. E la ESP è stata un’ottima scelta perché sono un’azienda parecchio heavy metal… la Jackson ha sempre fatto un ottimo lavoro, la mia custom shop era fantastica, ma sono cambiati parecchio a livello di gerarchia aziendale. ESP era super interessata, in più ho sempre voluto suonare un modello Eclipse, sono un tipo da Les Paul, e la Jackson… se chiedi a qualsiasi persona ti dirà che quella forma non era da me, ho suonato Les Paul per 15 anni nella band! E poi la ESP ha come endorser Gary Holt! Gary Holt!

Prima hai nominato il vostro primo disco ‘Mark Of The Judas’, so che lo ristamperete a breve. Mike: Si, rimasterizzato anche, e uscirà tra un paio di mesi.

Hai dei ricordi particolari in merito a quel periodo? Mike: Ah mi ricordo tutto, non facevo festa selvaggia sempre come adesso [risate]. Mi ricordo che era un periodo strano, dovevamo quasi spiegare alla gente cos’era il death metal melodico. Suonavamo sempre insieme a band hardcore e punk, e gli chiedevamo ‘conoscete i Carcass? Gli At The Gates?’, ahahah. Se lo riascolti, suona abbastanza come un disco punk in effetti, ma stavamo passando un periodo in cui non c’era internet, e la gente doveva aspettare che la musica europea arrivasse qui. Mi ricordo quando incontrammo per la prima volta gli Shadows Fall e ci accorgemmo che ci piacevano gli stessi dischi! Ma era molto più lento; era il ’95, ma noi ci siamo formati nel ’92.

Ok, abbiamo solo un’altra domanda e poi ti lasciamo stare. Prima hai menzionato gli At The Gates, quindi devo chiedertelo. Cosa ne pensi di ‘At War With Reality’? Mike: E’ fantastico! Hanno fatto un ottimo lavoro. Un sacco di gente mi fa questa domanda in effetti. E’ interessante perché gli At The Gates hanno pubblicato ‘Slaughter Of The Soul’ e poi si sono sciolti. E io divenni quasi un fanatico religioso, non solo per quel disco ma per qualsiasi cosa fatta dai componenti della band. Comprati tutti i dischi dei The Haunted, The Great Deceiver, eccetera. E adesso loro tornano e pubblicano il perfetto successore di ‘Slaughter’! Ha un po’ di richiami a ‘The Red In The Sky Is Ours’, ma con una produzione migliore, ed è perfetto. E’ quello che dovevano fare, ma adesso per me… è quasi nostalgico, perché nel frattempo un sacco di altre band si sono rifatte a loro negli anni! Grazie per l’intervista, e magari se sei fortunato potresti incontrare Robb Flynn uscendo… o Phil Demmel… o Dave McClain! (pronuncia i 3 nomi sussurrando sempre di più) [risate]

Purtroppo così non è poiché i Machine Head sono sul palco a fare il soundcheck, ma torniamo sulle strade della grigia Milano con una delle interviste più divertenti che scrive abbia mai fatto.

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