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GEDDY LEE: Voglia di ristampe

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Appassionati di vinili! La Rhino Records ha deciso di ristampare in doppio supporto colorato traslucido (blue e verde), il disco solista di Geddy Lee, ‘My Favorite Headache’, pubblicato nel 2000 dalla Atlantic Records (allora solo in formato cd), e ristampato solamente nel 2019 in edizione limitata (vinile nero) in occasione del Record Store Day. Nessuna rimasterizzazione, un’occasione per ovviare ad una persa! Disco appetitoso, sopraffino, appagante, intonato, garbato. Figlio di un’esigenza naturale: quel crocevia di pensieri (mal di testa preferito) del polistrumentista dei Rush che prendeva il sopravvento su ogni cosa; un bisogno di scrivere, come un affetto mancante (i Rush inattivi dal 1998-2002), come un’estensione dei propri mezzi, armeggiati con collaborazioni armoniose (Ben Mink, il violino elettrico in ‘Signals’, 1992). Finalità: “cantare le proprie parole”, influenzando anche la propria voce! E’ il suono del suo vecchio Fender Jazz Bass del ’72, un basso ipnotico (dal sapore Primus), a caratterizzare l’ingresso della titletrack (uno strumento acquistato ad un banco di pegni, al costo di duecento dollari, senza custodia, lì appeso). La batteria di Matt Cameron (Temple Of The Dog, Soundgarden, Pearl Jam), luminosa e dinamica, rende subito crepitante il ritornello e consente alla melodia, tramite l’aggiunta di orchestrazioni, di evaporare e di far emergere la testa dell’ascoltatore, sommersa tra terra e grano (suoni bassi e oscuri e arpeggi quasi mascherati). Resta seduto e proiettato sullo spettro sonoro dall’affondo prog rock, perché in “The Presente Tense” emerge la dote di Geddy Lee: trasla ogni intorno, e con la sua voce puoi solo intraprendere un viaggio dalle progressioni armoniche e dalle soste raffinate. Forti similitudini con il grunge degli anni ’90 in “Window To The World”: quella bellezza di un tempo perduto, di un disco manifesto come ‘Siamese Dream’ (1993, Smashing Pumpkins), seppur anomalo per il sound di Seattle e per qualche verso prog rock alla Rush. Il violoncello di John Friesen di “Working At Perfekt” è una tappa intergalattica, rievocativo degli archi di “Eleanor Rigby” (The Beatles, Ray Charles, Kansas). Archi veri e archi synth orchestrati nell’intero album (“The Angel’s Share”). Scelta azzeccata (altrimenti l’effetto sarebbe stato troppo barocco e poco sperimentale).

In tutto il disco Geddy lavora sul tono (basso stratificato). In “Runaway Train” e in “Grace To Grace” un basso più sentito. Non è mai una prevalenza dello strumento. E’ piuttosto un diversificare i toni gravi (dalle diverse sorgenti), per ottenere più atmosfera. In alcuni passi ne aggiunge una linea più lenta del suono (basso subsonico). Tutte le tracce sembrano essere costruite attorno alla drum machine. “Moving To Bohemia” è un micidiale concentrato di linee di basso in corsa, in cui la batteria cerca di cristallizzare il groove su uno scenario orientale. Le chitarre elettriche dal suono freddo (in tutto il disco) non primeggiano mai, e sono l’unico punto debole (non le acustiche). Strabiliante, pepato, spontaneo e naturale è il salto nel funk canadese di “Home On The Strange”. Traccia registrata dal vivo, con la batteria di Jeremy Taggart (Our Lady Peace). Dolci vibrazioni della chitarra acustica e della tastiera in “Slipping”, che vanno a caramellare il suono. Il pop di “Still” è catartico. Stupisce Geddy Lee per: 1) la vocalità, qui limpida e purificatrice, quasi alla Tood Michael Hall nella sua parentesi (2019) dedicata ai quattro elementi (acqua, fuoco, terra ed aria), oserei affermare “teletrasporto Geddy Lee”; 2) per la melodia del basso che contrasta, tono su tono, il cantato. Un album che potrebbe essere utilizzato in un esperimento di teletrasporto quantistico (trasferisce energia positiva). Ora se sbatti gli occhi, ti accorgerai che tutto il tuo intorno è verde e blu!

Quello che ho iniziato a fare su questo disco, cosa che non avevo mai fatto prima, è stato scrivere dentro la mia testa per un po’, in larga misura. Ho sempre pensato che fosse necessario avere uno strumento in mano per scrivere qualcosa e ricordo un mio amico, che era un tastierista, che mi diceva che scriveva sempre nella sua testa tutto il tempo. Ho pensato che fosse così bizzarro, e mi chiedevo come potessi farlo. Ora capisco come puoi farlo.” Geddy Lee.

P 2000/2024 Rhino Records

Side A:
  1. My Favorite Headache
  2. The Presente Tense
  3. Window To The World
  4. Working At Perfekt
Side B:
  1. Runaway Train
  2. The Angels’ Share
  3. Moving To Bohemia
  4. Home On The Strange
Side C:
  1. Slipping
  2. Still
  3. Grace To Grace
Side D:
  1. My Favourite Headache (Instrumental)
  2. Home On The Strange (Instrumental)
Line-Up:
Geddy Lee – Bass, Vocals, Piano, Guitar, Programmed By, Percussion
Ben Mink – Electric Guitar, Violin, Programmed By, Backing Vocals
Matt Cameron – Drums
Waylon Wall – Guitar steel (A3)
John Friesen – Cello (A4)
Jeremy Taggart – Drums (B4)
Pappy Rosen – Backing Vocals (C1)
Chris Stringer – Percussion additional
 

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