UFO: THE VISITOR
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08/06/2009Alla soglia dei 40 anni di carriera(che celebrerà il prossimo anno), la storica band britannica continua ad invecchiare con dignità disco dopo disco, anche se in lento, ma costante calo. Phil Mogg fa lo stesso: espressivo come al solito, ma potenza vocale ancora in calo. A tenere su il livello del disco è la verve di Vinnie Moore, seppur limitato a ruolo di chitarrista classico. Ruolo che, comunque, l'asso americano incarna con professionalità. Un discreto livello dei brani, che rispetto al precedente lavoro gode di un approccio più bluesy, riesce ancora a giustificare la circolazione del nome dopo tantissimi anni. Non che gli UFO abbiano ancora altro da dire, ma quanto meno il loro root hard rock si fa apprezzare sia per la semplicità, sia per la passione che ancora sprigiona. Non da meno un paio di brani che potrebbero finire in una prossima raccolta celebrativa. Parlo di "Stop Breaking Down", melodia orecchiabile, vincente, da assimilazione immediata, ed assolo di Moore che si ricorda di essere ancora un chitarrista dalla tecnica sopraffina, e di Can't Buy A Thrill, altro brano che fa della melodia il suo punto di forza. Nella media tutti gli altri, energici e dinamici, ma alquanto scolastici. La produzione è buona, ma il mixaggio delle parti vocali non è all'altezza dato che Mogg sembra stia cantando dalla stanza accanto a quella degli altri strumenti, con un riverbero fastidioso che gela un po' l'amalgama delle canzoni. "The Visitor", quindi, è un disco in larga parte positivo che con qualche accorgimento in più in fase di arrangiamenti avrebbe potuto fare figura migliore, ma certo chiedere di più sarebbe pretenzioso e poco onesto nei confronti di una band che ha fatto epoca, e che lentamente si avvia alla pensione con classe immutata.
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