TYKETTO: Don't Come Easy

Correva l'anno 1991, l'hair metal sarebbe morto all'improvviso per colpa di una stupida moda durata un battito di ciglia, ma che spazzò via più di dieci anni di musica vera, allegra, suonata. Danny Vaughn è stato scaricato dai Waysted di Pete Way da cinque anni, non prima però di aver dato alla luce insieme al gurppo inglese un capolavoro dell'epoca di nome "Save Your Prayers". Brooke St. James è il guitar hero di turno, Jimi Kennedy e Michael Clayton ottimi comprimari rispettivamente a basso e batteria. Firmano un signor contratto con la Geffen, vengono affidati ad un produttore straordinario come Richie Zito (noto per collaborazione fra gli altri con Bad English, Poison e Heart). Si parte con "Forever Young" e si viene letteralmente pettinati dal riff allucinante di St. James: l'incalzare del brano, la voce di Vaughn e la struttura del pezzo meritano un posto nei primi dieci delle hit del genere. Indescrivibile. La successiva "Wings" è un inno al rock melodico, straordinaria nel mixare acustico ed elettrico e nell'apertura mostruosa del ritornello. "Burning Down Inside" chiude un trittico da oscar. Suoni perfetti, ogni singola nota entra nel cervello e nel cuore. Insomma, travolgente. Il disco presegue su questi canoni, il livello è altissimo ed inimitabile. L'unica traccia forse debole è "Lay Your Body Down", un po' banalotta, ma sempre di alto valore, qualsiasi gruppo oggi pagherebbe per averla in scaletta. La ballad di turno, "Standing Alone", è l'apoteosi di Vaughn, credo che sia il massimo livello che il simpatico ragazzotto statunitense abbia raggiunto vocalmente parlando (sentire il finale per credere). Concludendo si può tranquillamente affermare che siamo in presenza di un masterpiece assoluto e su tutti i fronti, canzoni perfette, produzione eccezionale e musicisti mostruosi. Non c'è nulla fuori posto. Nulla. Forse l'unica nota dolente è quella fetenzia di 'Smell Like Teen Spirit' che ha vietato il successo mondiale che questa band averebbe sicuramente meritato.