TRINACRIA: TRAVEL NOW JOURNEY INFINITELY
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19/04/2008Ci sono album che meritano fiumi di parole per essere elogiati a dovere, per altri bastano poche parole per spiegare quello che sono, tutto fumo e niente arrosto. I Trinacria, invece, con il loro album 'Travel Now Journey Infinitely' sono nel mezzo, osereì dire; da un alto si vorrebbe premiare il loro buon impegno, dall’altro non si può negare che quanto fatto non è sufficiente e che di punti deboli ce ne sono. Ma andiamo con ordine e vediamo di capire chi sono i Trinacria: la band inizialmente era formata da Ivar Bjørnson (Enslaved), Maja S. K. Ratkje e Hils Sofie Tafjord (entrambi dai Fe-mail), ai quali si aggiunsero poi gli altri tre membri Grutle Kjellson, Ice Dale (Enslaved) e Iver Sandøy (Emmerhoff) per tenere una serie di concerti, ma in seguito il breve progetto divenne una band a tutti gli effetti. Ed eccoli arrivare al loro debut 'Trvael Now Journey Infinetely', che tutto sommato non sarebbe così male, il gruppo dimostra di avere idee non banali, di possedere una buona tecnica e, nonostante una scrittura musicale non proprio essenziale ( il disco dura 47 minuti e le canzoni in tutto sono sei, fate voi i conti…), alcune canzoni riescono in parte ad acquistare una loro identità nella scena metal norvegese. Dico in parte perché le pecche presenti influiscono non poco sul risultato finale. Inanzittutto le parti elettroniche – non a caso definiscono il loro genere un mix tra Norwegian Extreme Metal e Norwegian Noise - che in alcuni punti sembra siano state inserite a caso, senza una logica precisa, diventando a volte un miscuglio di suoni che creano solo casino invece di enfatizzare un’atmosfera in particolare o dare più risalto a un’idea musicale come dovrebbe fare la musica elettronica a mio parere. In secondo luogo, la mancanza di incisività che caratterizza alcuni brani e che, come ho detto in altre recensioni, può pesare molto sul giudizio di un ascoltatore. I lati positivi nelle canzoni non mancano, "Turn-Away", "Endless Roads" e "Breach" hanno delle buone melodie, "The Silence" colpisce per gli accattivanti riff di chitarra e "Make No Mistake" è il pezzo più tipicamente extreme dell’album, ma ciò non basta a coprire i punti deboli sopra citati e il giudizio finale è una sufficienza al limite che spero porti a un miglioramento.
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