TRE CHIODI: Murmure
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11/03/2017Il racconto che coinvolge due persone, che possono essere amici come anche nemici, che si rincorrono, si prendono in giro, che in fondo si rispettano, ma che alla fine fa prevalere uno nei confronti dell’altro. Il tutto attraverso le figure di nove elementi del corpo umano, che nell’arco dei nuove brani dell’album vengono sollecitati con molta intensità. Questo è ‘Murmure’, il disco di esordio dei padovani Tre Chiodi, prodotto per OverDub Recordings. Un rock alternativo che si affaccia spesso e volentieri anche a territori stoner, piuttosto potente ed incisivo, dove il cantato in italiano è altamente caratteristico ed espressivo, grazie ad un modo di scrivere i testi che sgorga denso sudore, che profuma di interessante qualità e che racchiude una mentalità profonda, svelando come detto una palese espressività, con la voce di Enrico la cui intonazione desta qualche perplessità in certi punti, ma ciò non conta molto per via di ciò che lo stesso Enrico (e gli ospiti presenti) hanno intenzione di dire. Tra l’altro nelle parti più parlate, come nella iniziale “Trago”, ecco che viene fuori la sua prepotenza espressiva, una prepotenza unita a sfrontatezza senza alcuna vergogna, mantenendo la testa degnamente alta. I pezzi sono molto sostenuti per la gran parte dell’album, le accoppiate fatte dalla chitarra dello stesso Enrico e dalla batteria di Babu creano strutture musicali che calzano a pennello con le idee di Enrico, con dei tratti anche travolgenti. In un pezzo come “Anche” trova spazio la melodia che Enrico riesce a disegnare con la sua voce, e le parti cantate abbastanza ampie e poderose fanno il pari con le parti parlate, risultando entrambe piuttosto superbe. “Cuore” accoglie, in un felice duetto, la voce di Folake, di origini africane ma italianissima voce degli Hit-Kunle, e che racconta attimi difficili e struggenti dell’esistenza in un interessantissimo brano. Ed anche le altre collaborazioni che si inseriscono all’interno di altri pezzi, come quelle di Mirko degli 8fulstrike e del Reverendo degli Un Giorno di Ordinaria Follia, completano in modo efficace il quadro. Proprio quest’ultimo nel bel mezzo di “Orbite”, introduce il suo intervento evocativo su un tappeto noise molto bizzarro che si conclude con un finale stoner. Il rock dei Tre Chiodi è un rock che si lascia ascoltare ed apprezzare ascolto dopo ascolto, avvincente lungo tutta la durata dell’album e che si presenta davvero alternativo rispetto alla maggioranza delle proposte di genere, che affrontano quasi tutte discorsi vicini al rock indie-alternative di matrice spesso americana con cantato in inglese, talvolta anche approssimativo. In più i testi sono molto incisivi, e associati al modo di interpretarli e di cantarli rendono questa band una vera promessa e una scommessa su cui credere con fermezza. I Tre Chiodi dimostrano di essere qualcosa di diverso, e di migliore, che può dare una bella rinfrescata a questo genere ed alla corrente indie in generale.
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