TOUNDRA: Vortex
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23/05/2018Spazi aperti, colori accostati arditamente ed effetti inattesi sono l’ideale immagine che si prospetta di fronte a noi all’ascolto del quinto capitolo in studio per gli spagnoli Toundra. Vortex è un lavoro interamente strumentale di quel che si può definire post-rock. Ricco di atmosfere e di velate citazioni metal, il full-length scivola via piacevole, alternando armonie soffuse a digressioni di chitarra coinvolgenti e talvolta adrenaliniche. Siamo sempre nell’ambito della raffinatezza degli approcci, nulla urta davvero l’ascoltatore, ma è chiaro come vi sia una matrice rock nei suoni. Malinconia ci porta ad una sorta di estasi in cui idealmente fluttuiamo, dimentichi di dolori pungenti, serenamente consapevoli di aver passato il peggio. Qualcosa ci fa ancora male, ma resta ombra di un ricordo lasciatoci alle spalle. Le vibrazioni che i Toundra ci trasmettono sono profonde, sensazioni che sfiorano l’animo e che ci fermano ad un attimo, ad un’espressione di un istante che racchiude l’esperienza di una vita. Psichedelia, progressive e shoegaze si intrecciano ad una personalità che trascende indubbiamente le definizioni, come se d’improvviso l’ansia e il peso del quotidiano tedio sublimassero in una poetica rima. Linee danzano silenziose di fronte ai nostri occhi, correndo lungo uno spazio che racchiude la meraviglia di una paesaggio tanto a lungo sognato. Noi, spettatori, vediamo le luci guizzare silenziose dapprima, incrociandosi poi in un caleidoscopico prisma di suoni. Esplosione che si disperde nell’infinito, spazio di cui diventiamo parte inconsapevolmente. Il limite di Vortex sta nel ripetersi a tratti e nel non saper avvampare l’ascoltatore con quel lapillo di necessaria genialità. Vedremo se nel proseguo della carriera la personalità degli artisti saprà saettare verso l’alto, chiudendo un cerchio ora non ancora del tutto chiuso.
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