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TO/DIE/FOR: Cult

data

16/07/2015
63


Genere: Dark Gothic Rock
Etichetta: Massacre Records
Distro:
Anno: 2015

Seguendo la strada tracciata da Ville Valo e dai suoi HIM più di tutti, i connazionali finlandesi To/Die/For, con il supporto di Juho Räihä e della Massacre Records, sfornano il loro settimo album. In questo caso l’approccio dark resta sempre presente, ma ora sembra più aperto all’alternative e più arioso musicalmente. Le sessioni ritmiche e strumentali risultano buone, con le chitarre di Juppe Sutela ed Eza Viren a giocare un ruolo importante, in cui si inseriscono anche frangenti tastieristici di qualità. Sono questi elementi a rendere l’album complessivamente discreto, e lo si può notare in maniera significativa in “Unknown III” (terzo capitolo del racconto “The Unknown” , che segue quelli precedenti inseriti in “Epilogue” del 2001 e in “Jaded” del 2003), e nella conclusiva “End of Tears”, personalmente i capitoli migliori dell’album. Di contro troviamo la voce molto sporca di Jape Perätalo, che riprende per gran parte le stesse tonalità già usate all’interno del precedente 'Samsara'. Nelle parti più aggressive si dimostra, pur se con una certa dose di personalità, anche fin troppo sporca, un andamento che già dopo poco tempo sembra stonare un po’ con l’andamento dei pezzi. Nelle parti più tranquille, invece, cerca di cambiare il registro della voce, andando a toccare territori più propriamente dark, ma non sembra avere quel mordente capace di dare un tocco in più al brano. Nonostante l’album sia particolarmente breve dal punto di vista della durata (otto tracce per nemmeno 40 minuti di musica), all’interno ci sono delle scelte quantomeno discutibili, come l’inserimento di "You", quinta traccia dell’album, che è la riproposizione praticamente identica della versione di “(I Just) Want You”, contenuta in 'Wounds Wide Open' del 2006. In questo caso viene preceduta da "Mere Dream", un brano dal sapore malinconico che in qualche modo ne fa da introduzione. Inoltre, la traccia successiva è una cover di “Straight Up” di Paula Abdul, a dire la verità non particolarmente emozionante, con l’inserimento di seconde voci femminili che cercano di rendere più zuccheroso il pezzo accompagnando quella rauca di Perätalo, ma faticando molto a riuscirvi nell’intento. In buona sostanza, le atmosfere che aleggiavano costanti in un lavoro quale l’ottimo 'Wounds Wide Open' non sembrano comparire più, e si presume che non ne vedremo la presenza anche nel futuro. Inoltre, la durata abbastanza risicata di quest’album può far denotare una progressiva flessione nelle ispirazioni artistiche della band, a cui si accompagna la prestazione vocale di Perätalo, una prestazione che non rende giustizia ad un lavoro complessivamente onesto, e che non contribuisce a scalare quei gradini che permettono di raggiungere una resa qualitativa ottimale. Chissà se con un’altra voce che possa avere maggior piglio e possa dare una rinnovata freschezza musicale, si riesca al contempo a ritrovare la giusta sintonia alla band e a ripercorrere quelle atmosfere dark che in passato hanno permesso ai finlandesi di ritagliarsi uno spazio importante in questo filone musicale, che già con 'Samsara' si erano in parte perse?

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