SPANISH LOVE SONGS: No Joy
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22/09/2023E se qualcuno potesse, con la sua voce, gridare quello che tu hai dentro? Ma usando le sue parole. Una sorta di aiuto ad urlare. Quanti ascoltando canzoni di Bruce Springsteen, Bob Seger, etc, si sono riconosciuti protagonisti in temi di cantastorie; storie che hanno preso una brutta piega, racconti di difficoltà economiche, sociali, racconti introspettivi di stati d’animo. Quel sottogenere di musica nato nell’entroterra dell’America (nel cuore): Heartland Rock. Loro arrivano da lì (Los Angeles, California), gli Spanish Love Songs. Dal 2015 tre album dal forte carattere: si presentavano indie-rock, disillusi, e trepidanti su composizioni energiche post-punk. Al quarto album ‘No Joy’ trasformano musicalmente la rabbia in conforto; i fardelli continuano a presentarsi, non resta che incanalare l’introspezione nera, figlia delle controversie (erede di 'Born To Run'), in energia positiva, in un sound più emo, che trova sempre più liberazione nello spirito dell’indie attraverso la peculiare voce di Dylan Slocum, dall’impeto emotivo pronunciato. Canzoni tristi su melodie pop-punk, per attivare un senso di speranza coinvolgente. E’ l’album della ricerca della felicità, o meglio dell’accertata consapevolezza di sapere in quale pieghe della vita si nasconda. L’album si apre con “Lifers”, per chi non ama sè stesso e continuamente, cerca di scappare dal proprio corpo, ma la melodia è scritta esattamente al contrario, per farti trovare un piacevole posto dove restare e non scappare. “Pendulum” e per chi, sempre alla stessa ora, ha una mente che ogni giorno va in blackout, mal funziona: stato di coscienza espresso dalla batteria elettropop, nel suo battere prima regolare e poi alterato da extrasistole. In “Haunted”, potresti essere scelto da Bruce, tra il pubblico, per fare quattro passi al buio. Il fantasmino di “Dancing In The Dark” è lì, per risucchiarti nella melodia cadenzata, con brividi di gioia, quando il tono vibrato di voce va a grattare le pareti della gola, o quando rimane da solo protagonista con un fantastico suono di batteria. E un’esplosione di raggi synth danzanti, per una composizione che vale l’acquisto di tutto l’album (Non sei un fantasma, quindi smettila di scomparire). “Clean-Up Crew” è la composizione da ripetere in coro live (E’ qui che vuoi essere?): linea di basso timida, ma decisa, post-punk dal ritornello contagioso, epidermico. “Middle Of Nine” è l’ora del passaggio ad altra vita con effetti dark da sintetizzatore. La pregevole ed ispirata “Marvel”, con il suo colpo di cassa è l’anima positiva del disco (Rimani vivo per dispetto). Svolta new wave per “I’m Gonna Miss Everything”. Voce straziante in “Rapture Chaser” che evolve in una melodia divertente e scintillante. Istanti di vuoto in “Mutable” a rappresentare metaforicamente l’essere fuori tempo. Molto bella “Here You Are” dallo spirito heartland rock. Tristezza soft nei suoni di “Exit Bag”. E’ nel racconto di storie che raggiungono il loro apice come in “Re-Emerging Signs Of The Apocalypse”, dove scrittura e composizione musicale si colorano della loro identità, fresca, indie, piacevole; identità musicale dallo sguardo sorridente, ma marcato da una vena di tristezza. Album per gli ascoltatori dei The Killers, The Menzingers, The Gaslight Anthem, e per quelli come me, dei Mumford & Sons, la cui traccia “The Wolf” (2015), per il sound in crescendo, mi aveva colpito come la loro “Haunted”: una di quelle tracce, il cui ritmo scoppiettante, coadiuvato da una voce emotivamente coinvolgente ti risolleva. Ad un tratto ti potresti trovare ad urlare a squarciagola, con il cuore tra le mani! Spanish Love Songs sono contagiosi. Dylan Slocum ha una voce straziante, emotiva, pura, che urla e canta disperazione; nei toni bassi esprime stanchezza; nei toni alti, attraverso un vibrato traballante, riesce a polarizzare la sua depressione in speranza, convogliando le tonalità verso un flusso vocale luminoso.
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