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SORROWFUL LAND: I Remember

data

26/10/2018
75


Genere: Death, Doom
Etichetta: Solitude Production
Distro:
Anno: 2018

Ennesima discesa nelle lande meste e desolate dove la creatura partorita dalla mente del mastermind Max Molodtsov giace silente fagocitando ogni minimo e remoto bagliore di luce come un enorme buco nero di disperazione. A due anni dall'ultimo LP, intervallati da un EP e da uno split con i Postmortal, Fvneral Fukk e Luna, uscito questa estate in edizione limitata, i Sorrowful Land ritornarno in long playing con questo 'I Remember' che si colloca perfettamente in linea con quanto precedentemente proposto dalla one man band ucraina, un death doom dalle sfumature decisamente atmosferiche dove predomina la componente "ammorbante" e malinconica. I tempi sono dilatati, slabbrati e trascinati all'estremo con lentezza, come un fardello troppo pesante che acuisce il senso di claustrofobia dei brani che si snocciolano via via, ognuno con una durata importante come il genere esige. Tocca a "And Wilt Thou Weep When I Am Low" fare gli onori di casa ed introdurci all'interno degli oscuri meandri e lo fa egregiamente costituendo, a parere di chi scrive, una delle tracce migliori del platter; dolce, malinconica, introdotta da un semplice e scarno arpeggio di piano che nella sua semplicità, senza orpelli e pretese di pomposità fa il suo lavoro. La voce è pulita, limpida, dal reverbero cavernoso che cresce di intensità nei refrain dando quel tocco di suggestiva epicità capace di toccare la sensibilità più profonda dell'animo umano. Le sonorità si incupiscono e si dilatano già nel secondo brano, più granitico ed estremo anche grazie alla linea vocale profonda e gutturale che si fonde a quella pulita creando degli ottimi ed efficaci chorus che rappresentano i punti più alti dell'intero brano. La voce in growl, nelle sue diverse e caleidoscopiche sfumature è presente anche nei restanti brani del disco che vedono la partecipazione, al fianco di Max, di altre figure di spicco del panorama death/doom come Daniel Neagoe degli Shape Of Despair o Daniel Arvidsson dei Draconian, tanto per citarne solo un paio. Brani come "A Father I Never Had" o "Weep On, Weep On" non possono che riportarci alla mente, in particolar modo il primo citato, quelle atmosfere decadenti e disperate dei primi Katatonia, rievocando quelle care melodie proprie degli albori del genere made in Sweden, mentre "I Am The Only Being Whose Doom" si sviluppa su un semplice quanto efficace riff ossessivo riproponendo gli stilemi adottati nella seconda traccia del disco, dove l'uso della voce pulita si esprime al meglio nei refrain pregni di spessore emotivo. Possiamo dire, tirando le somme, che questo è un disco che non sorprende ma che sicuramente riprende degnamente un discorso iniziato negli anni novanta e che ad oggi trova ancora una vasta pletora di ascoltatori e appassionati. Una buona colonna sonora per il prossimo inverno.

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