SIAM SHADE: Siam Shade Tribute
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09/02/2011Visual Kei è un sorta di moda nata nel Sol Levante che spinge le band rock ed affini a fare largo uso e consumo di sgargiante look androgino, abiti rinascimentali e trucco pesante. Dagli X Japan ai Versailles, fino ad arrivare a questi Shade Siam i quali hanno spopolato in madre patria per tutti gli anni '90, per poi sciogliersi definitivamente nel 2002. Questo tributo è tanto curioso quanto anomalo a partire dal produttore che è Marti Fredericksen (Def Leppard, Aerosmith, etc.), per poi arrivare alla gustosa lista dei cantanti che hanno prestato l'ugola a questo progetto; ovviamente i testi giapponesi d'origine sono stati abbandonati a favore dell'inglese per ovvi motivi. Apre Sebastian Bach con il violento heavy metal di "Don't Tell Lies", classico brano dove Bas fa la parte del cattivo. Jani Lane, in una pausa della sua riabilitazione dell'alcool, ci dona forse il brano più bello del disco: "1/3 No Junjou Na Kanjou", grandissimo pezzo ed enorme rimpianto che un grande come Lane si sia perso per strada ormai irrimediabilmente. Curioso ascoltare anche il brano di chiusura proposto dai nipponici Acid Black che altro non è che lo stesso pezzo cantato in idioma locale. Splendida doppietta, poi, con voce e chitarra di Ritchie Kotzen che ci omaggia con la tirata "Setsunasa Yori Mo Toku“, ed Eric Martin con la ballata "Love". Inoltre c'è John Corabi con la toccante "Life", Mark Slaughter in versione inedita, non spaccatimpani e molto melodico per intenderci in "Kumori Nochi Hare", il sorprendente Mike Ruocco dei Cinder Roads (visti qui da noi in occasione del tour 2008 dei Kiss) che regala un importante tocco di classe a "Dreams", altro brano in lizza con quello di Lane per il migliore del disco. Si chiude con uno strumentale interpretato alla grande da George Lynch. Si può tranquillamente affermare che la qualità dei brani è altissima, per chi non conosce gli originali (bellissimi tra l'altro) è permesso gridare al capolavoro, raro ascoltare dei brani così bene costruiti e ben arrangiati dove il tocco in più è dato dalla produzione perfetta e dalla immensa classe profusa dai partecipanti: un mix atomico per un disco che deve essere solamente goduto, amato, ascoltato. A differenza del progetto russo Pushking (infarcito di stelle ancor più grandi), qui abbiamo le canzoni, e non è cosa da poco.
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