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Richie Kotzen: Cannibals

data

18/01/2015
66


Genere: Rock/R'n'b/Funk/Soul
Etichetta: Headroom Inc
Distro:
Anno: 2015

Non è semplice recensire un disco di un artista che si ama molto, soprattutto quando il disco in questione, atteso da oltre un anno, si è rivelato una cocente delusione. Non useremo giri di parole per descrivere questo 'Cannibals', uscito il 9 gennaio 2015 ed anticipato da un paio di singoli comparsi in rete già negli ultimi giorni del 2014. Ogni giudizio sulle forme attraverso le quali un artista dal comprovato e riconosciuto talento si esprime è chiaramente soggettivo, ma in questo caso occorre riflettere molto lucidamente sul percorso del nostro per comprendere scelte autorali sorprendenti, per non dire spiazzanti. Richie Kotzen arriva a questo disco dopo un 2014 sfavillante: un tour mondiale a supporto di un disco di straordinario successo con il super gruppo Winery Dogs (Billy Sheehan al basso e Mike Portnoy alla batteria) ed una raccolta (The Essential) uscita a fine anno per celebrare oltre vent’anni di carriera e collaborazioni di prim’ordine (Poison, Mr Big, Stanley Clarke, Gene Simmons, ma la lista è lunga…). Dopo l’overdose di rock, tecnicismi, ma anche intensità e un po’ di sano blues a riscaldare il tutto, che aveva caratterizzato l’album dei Winery Dogs, il chitarrista originario della Pennsylvania pubblica questo nuovo lavoro dove prevalgono funk, soul e rhythm’n’blues. Chi conosce Richie Kotzen sa bene quanto in questo artista abbiano convissuto nature spesso anche divergenti tra loro che hanno trovato spazi alterni nella sua produzione: dopo gli esordi shredder che l’hanno fatto conoscere al pubblico come guitar hero dotato e sorprendente, ha quasi subito sterzato verso un rock molto più sostanzioso dove il virtuosismo chitarristico ha rappresentato un elemento solo collaterale ad un songwriting variamente ispirato a supporto di una voce fuori dal comune almeno quanto la sua tecnica strumentale. Alla luce di tutto ciò, sarà chiaro quanto non sia l’azzardo stilistico l’elemento realmente spiazzante di questo nuovo lavoro. Ciò che sorprende (e francamente delude) in questo 'Cannibals' è il senso di approssimazione che pervade tutto il pacchetto, dalla scrittura alla produzione. Come oramai ci aveva abituati da qualche disco, Kotzen suona tutti gli strumenti e canta lead e backing vocals (eccetto qualche coretto realizzato dalla compagna Julian Lage insieme ad Elisabetta Sheehan, moglie di Billy il quale contribuisce con la sua voce baritonale, ben nota al pubblico per la lunga collaborazione con Steve Vai, nel brano Stand Tall); Dug Pinnick dei King’s X duetta col padrone di casa in "I’m All In" senza per altro aggiungere o togliere granché al tutto. Parlavamo di approssimazione, ed effettivamente l’idea che si coglie dall’ascolto delle dieci tracce è di una generale superficialità nella realizzazione. I brani sembrano quasi tutti promettere bene ed iniziare con le migliori intenzioni: strofe, riff e groove dal sapore Seventies creano aspettative quasi sempre però deluse dalla scarsa incisività e sviluppo complessivo delle dieci tracce. Il disco scorre in modo senza dubbio fluido ma non succede moltissimo, le sorprese si fanno attendere e chi conosce Richie Kotzen sa di potersi aspettare molto di più. Anche la voce di solito impeccabile e graffiante, qui concede sbavature ed imperfezioni alle quali non siamo proprio abituati da questo artista. Citeremo per tutti, i due brani che hanno anticipato l’uscita del disco: la title track e la ballata "You" (scritta a quattro mani con la figlia August). Il primo è un mid tempo che inizia nel classico stile kotzeniano, riff pentatonico serrato e groove incalzante, tutto bene se non fosse per una cassa dritta ed un po’ dance che ci mette in allarme. Effettivamente dopo una strofa senza infamia né lode, il brano si sviluppa con un ritornello ipnotico e melodicamente piuttosto debole (almeno per gli standard della sua produzione). Lo ascoltiamo e riascoltiamo sperando di cogliere una sfumatura che non fosse già evidente al primo impatto ed invece sembra confermarsi la sensazione che non ci sia molto altro da aggiungere al senso di piattezza iniziale… Il secondo brano vede come protagonista un ripetitivo e statico arpeggio suonato al piano da August Kotzen ad accompagnare la voce del più noto papà Richie. Questo pezzo è un po’ la sintesi di un disco che per quanto possa essere comunque godibile, ci sembra soprattutto un’occasione mancata per sviluppare con maggiore profondità e spessore le pur buone idee che propone (consigliamo per meglio contestualizzare il nostro giudizio, l’ascolto comparato di Cannibals con altri dischi della produzione di Richie Kotzen che presentano simili influenze r’n’b e tra tutti quello pubblicato nel 2006 con lo pseudonimo di Wilson Hawk con il quale questo 'Cannibals' perde a nostro avviso nettamente il confronto). La buona notizia è che i Winery Dogs hanno già annunciato di star lavorando ad un nuovo disco…siamo sicuri che a noi e a tutti i fan di Richie Kotzen non resta che aspettare per rifarci la bocca!

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