POISONHEART: Till The Morning Light
data
31/10/2017La formazione bresciana nata nel 2004 rilascia la sua prima fatica discografica nel 2017, dopo un primo EP composto da cover datato 2005, ed un secondo di inediti qualche anno dopo; e la rilascia col botto a quanto risulta da ciò che possiamo ascoltare. Un disco molto tirato, potente, in cui esistono momenti tranquilli, ma mai troppo, con un sound pieno del peso degli anni '80, ma accompagnato da una voce che con gli screamer degli shiny eighties ha poco a che vedere dato il timbro graffiato capace di trasmettere la grinta ricercata, e trovata, dal suono distorto delle chitarre, dagli obbligati di batteria, tecnicamente molto validi e in grado di donare alle loro canzoni una buona dinamica, dal basso decisamente pieno che non lascia vuoti in un muro sonoro che ti investe e ti fa drizzare i capelli se si ascolta questo lavoro a volumi non contenuti (ma, in fondo, chi diavolo mette del rock a volumi contenuti...?). Come si diceva, è una opera prima, e come tale è trattata: cura dei suoni, del mix e della tracklist decisamente molto buona, si sente da subito che il quartetto ha riposto in questa sua release la dovuta attenzione. Esistono, però, dei "MA", che non possiamo non mettere in evidenza per una recensione completa e obiettiva: tutto il disco, purtroppo, risente eccessivamente del rock anni '80, sia nei suoni, che risultano essere un pizzico troppo vecchi, sia per le dinamiche armoniche delle canzoni, fin troppo prevedibili per chi conosce un minimo i mostri sacri di quegli anni come i W.A.S.P., Alice Cooper, Skid Row et similia; altro "MA" di questo studio recording è la voce, che per quanto potente e deliziosamente graffiata, non si esalta mai, restando quasi sempre negli stessi registri, come se vi fosse un sacro timore di uscire dai binari di ciò che è conosciuto. Cosa che, in fondo, fa tutta la band, restando ancorata in modo forse decisamente granitico ad un determinato sound degli '80. Esistono anche dei "PERO' ", che devo sottolineare: è un debutto, quindi hanno un vero ampio margine di miglioramento e un potenziale molto grosso che si spera decidano di far fruttare, dato il tasso tecnico che è apprezzabile in ogni singola traccia; il vocalist ha in effetti la percentuale di crescita maggiore, vocalmente parlando, perchè se da un lato viaggia lungo tutto il CD in modo fin troppo uniforme, dall'altro ha una voce per nulla banale in un panorama italiano che propone sempre la stessa tipologia, trita e ritrita, di timbro e cantato. Insomma, tirando le somme, il voto che viene dato all'album è abbastanza alto, soprattutto in attesa del prossimo in cui speriamo possano confermare le buone impressioni e la crescita auspicata rispetto a 'Till The Morning Lights', che ripetiamo, ribadiamo e urliamo a gran voce, è una opera prima.
Commenti