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PAYSAGE D'HIVER: Geister

data

19/05/2021
64


Genere: Black Metal, Ambient
Etichetta: Kunsthall Produktionen
Distro:
Anno: 2021

Attivi dal 1997, i Paysage D'Hiver di Wintherr (anche noto come Wroth, vocalist e chitarrista dei Darkspace) hanno all'attivo una sterminata serie di demo e di split album che hanno dato loro status di culto. Questo è il secondo full-lenght dopo quello uscito lo scorso anno. Il loro approccio al black metal, concepito come ambient nelle intenzioni, attraverso lunghe, estenuanti e ripetitive composizioni e all'ambient propriamente detto è stato lodato, release dopo release, per la sua capacità di diversificare, pur nel contesto di un sound proprio riconoscibile, aggiungendo ad ogni demo spesso una nuova dimensione ad un prodotto già di per se particolare. Non starò qui a sostenere di avere familiarità con l'intera serie di lavori dati alla luce dai Paysage D'Hiver, ma abbastanza da poter constatare come si tratta qui di un passo indietro ancora più deciso di quello effettuato col primo full-lenght. 'Im Wald' dello scorso anno per lo meno riteneva una ambizione che sfiorava l'ermetismo, che sfidava l'ascoltatore dall'alto delle sue 2 ore di musica violenta e inaccessibile ad un iniziale approccio. Qui è rimasto poco di quello che ha caratterizzato la produzione di Wintherr, le numerose inflessioni che si sono succedute, gli archi utilizzati in 'Paysage D'Hiver', l'ambient puro in 'Die Festung' e l'approccio quasi industrial in 'Kerker'. Quello che qui resta sono il riffing potente delle chitarre, che ricorda quello dei già citati Darkspace, e la voce, distorta e disumana, sepolta nel profondo del mix. Le tracce sono, cosi come il paesaggio sonoro nel suo complesso, nettamente piu semplici e brevi rispetto allo standard della band. Risulta abbastanza inutile cercare di differenziarle, data la straordinaria omogeneità delle stesse. L'irritante scelta di aprire e chiudere tutti i pezzi, eccetto l'ultimo, con dai 15 ai 45 secondi di effetti sonori costituiti dalla stessa voce presente nell'album, unita al sibilare del vento e al suono che parrebbe essere una campana in lontananza, non fa che assecondare la sensazione di similitudine. L'ultima traccia è ambient e riprende per 10 minuti il tema introduttivo e conclusivo delle altre. "Undä" e "Gruusig", a voler fare uno sforzo, meritano qualcosa piu del resto, attraverso uno sviluppo più contrastato fra parti veloci e cadenzate, e a tastiere un poco piu presenti ed interessanti. Ma sono dettagli, in un lavoro non da bocciare in senso stretto, ma nettamente inferiore alla fama della band. 

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