ORDER OF ENNEAD: AN EXAMINATION OF BEING
data
31/03/2010Tornano alla ribalta i cugini meno cattivi e blasfemi (nonostante il genere) dei Deicide con un secondo album che sostanzialmente aggiunge ben poco all'idea che ci si era fatta della band floridiana. Nell'omonimo debutto gli Order Of Ennead avevano sfoderato un sound Black pesantemente arricchito da influenze Death made in Usa, con notevoli soluzioni melodiche e acustiche. In questa nuova fatica, tranne che per qualche sporadico episodio ("A Portal To Rapture" o la successiva "A Betrayal Of Self") questi influssi sono pressoché eclissati per lasciare spazio a sonorità nettamente più aggressive e potenti, sempre più in linea con le concezioni estreme statunitensi. L'elemento Black è sempre più accessorio se non nel monotono scream di Kevin Quirion, più bravo con le sei corde che con quelle vocali. Per il resto solita manfrina: Steve Asheim macina blast beat e tempi apocalittici, gli axe-man ci danno giù di riff potenti ma non oltre la funzionalità, le chitarre solistiche funzionano come sempre, creando le giuste melodie a là Santolla. Ottima produzione, senza dubbio, con gran risalto agli strumenti e alla pulizia delle chitarre, ma quello che non funziona è la generale mancanza di mordente della proposta, fin troppo 'edulcorata' sia nei testi che nell'espressione musicale. Dov'è la cattiveria? Dove sono i riffoni spaccaossa basati su salti di quinta? Perché per tutto il disco non si sente altro che riff nati stanchi che non aspettano altro che parta l'assolo mmmelodico? Dai, non si tratta mica di novellini, dopotutto. E negli Usa gli esempi) non mancano mica.
Commenti