NERO DI MARTE: Immoto
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06/02/2020I Nero di Marte continuano il loro processo di destrutturazione e scomposizione della forma canzone. A dire il vero, con il nuovo 'Immoto' la band bolognese prova a mettere a nudo l'idea stessa di canzone attraverso una scrittura che sembra volere procedere per sottrazione, riempendo sempre meno spazi tramite intagli mirati che vanno a rendere il loro mondo concettuale sempre più essenziale. In questa direzione, inevitabilmente, si prendono più di un rischio, ritrovandosi spesso sulla linea di demarcazione che divide l'astrattismo sonoro all'inconcludenza espressiva, spesso riuscendo a non sprofondare dalla parte sbagliata grazie all'esperienza acquisita negli anni. Sullo sfondo non smette mai di esistere la sensazione di malessere che accompagna fin dagli esordi il quartetto, quella nebulosa oscura che saetta e tuona sulla propria esistenza a seconda delle interferenze che si introiettano vivendo il quotidiano. Alienazione, paranoia, dissociazione. Un excursus emotivo di quelli forti, senza compromessi, tratteggiato da pennellate decise ed allo stesso modo adunche, in continua ricerca di modalità trasmissive eloquenti, ma mai convenzionali. Le dilatazioni sonore che seguono discendono dal post metal che si intreccia con lo sludge, per poi trovare una via di fuga attraverso la psichedelia e le ambientazioni lisergiche che connaturano via via l'amaro stil novo dei Nero di Marte. Cosi che 'Immoto' risulta essere un nuovo abisso, una nuova forma informe d'estrosità che lacera e ricuce le ferite interiori con la stesso strumento: la creatività che non trova mai pace.
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