NARGAROTH: Era Of Threnody
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31/05/2017Questo dei Nargaroth, dopo ben otto anni di silenzio, è un ritorno che merita attenzione, considerando l'importanza della band nel patrimonio underground europeo. Il patto d'acciaio con la No Colours Records è sciolto, dopo praticamente una carriera intera passata insieme. Oggi Ash, master mind da sempre alla guida della band, si produce da solo con la sua etichetta, la Inter Arma Prod. e questo nuovo 'Era Of Threnody' si presenta in modo brillante, con la migliore produzione mai fatta prima, al servizio di oltre un'ora di black metal perfettamente bilanciato tra potenza e melodia, epico e melodico, atmosferico e malinconico come mai in passato avevamo ascoltato. Una sorta di riepilogo storico di tutto quello che i Nargaroth hanno sempre prodotto, tralasciando le ruvidezze degli esordi, con una cura per gli arrangiamenti, soprattutto nelle parti di tastiera, che mai prima d'ora era stata cercata e ottenuta. Onestamente parlando, anche stavolta non stiamo parlando di un disco epocale, d'altronde il capolavoro non è mai stato alla loro portata, ma questo disco si lascia ascoltare con piacere, soprattutto nei richiami epic folk alla Falkenback della conclusiva "My Eternal Grief, Anguish Neverending". Poi c'è l'episodio “TXFO”, traccia clone dei Satyricon periodo 'Volcano' anche piuttosto scontata, che preferiamo far finta di non aver sentito. A prescindere da questo scivolone, resta comunque evidente la crescita compositiva di Ash, che ha fatto tesoro del tanto tempo di inattività. C'è anche con un po di onesta ruffianeria che non guasta; "Epicedium To A Broken Dream" con le frasi parlate in spagnolo e l'inizio acustico in stile flamenco della title track, sono un omaggio ad una terra (il sudamerica) dove i Nargaroth sanno di aver fatto breccia. Basta pensare al loro live del 2012 'Black Metal Manda Hijos de Puta' e guardare su Youtube che molti loro brani famosi sono caricati con sottotitoli in spagnolo. In sostanza un buonissimo ritorno dunque, ed un tour da headliner con Absu e Hate, che non sono proprio dei nomi secondari, con i quali rispolverare armatura e spada.
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