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MIDNIGHT ODYSSEY: Biolume Part 2: The Golden Orb

data

06/04/2021
85


Genere: Atmospheric Black Metal, Viking Metal
Etichetta: I, Voidhanger Records
Distro:
Anno: 2021

Dis Pater, unico membro della band australiana Midnight Odysseyforgia un nuovo album, un nuovo macigno che trasuda epicità e fierezza: ‘Biolume Part 2: The Golden Orb’ è la seconda parte di una trilogia iniziata nel 2019 con ‘Biolume Part 1: In Tartarean Chains’. Il nuovo lavoro esplora i temi del sole, ambientati nel contesto della mitologia classica in prosieguo al suo predecessore. "Mentre la prima parte riguardava principalmente la creazione della propria luce nei tratti più profondi dell'oscurità, la seconda parte riguarda l'essere confrontati e abbracciati da nient'altro che la luce", spiega l’autore. Se i temi testuali proseguono linearmente, le scelte musicali virano leggermente verso altri lidi; si percepisce sempre l’aura atmosferica del dungeon synth epico tipico di gruppi come Summoning, Lustre o il padre del genere Burzum, ma è chiara la volontà del musicista di volersi avvicinare a sonorità simili a Scald, Solstice o ai Bathory nella loro accezione più viking. Questa commistione di influenze è molto chiara nella lunga suite d’apertura “Dawn-Bringer” dove, dopo l'introduzione ricca di ottoni e parti d’atmosfera, il riff esplode nella più feroce tradizione “bathoryana”. Non mancano le parti più aggressive come in “Rise Of Thunder” o “The Unconquered Star” in cui lo scream viene contrapposto alle sognati melodie vocali, o le partiture acustiche come “Αurora Burning” o alcuni inserti di “Below Horizon” che, grazie al su riffing, evoca l’aura e l’anima di Quorthon. Anche questo lavoro, come la maggior parte dei predecessori, presenta una durata molto corposa, dei nove brani presenti, solo due non raggiungono i dieci minuti di durata. Ho trovato molto accattivanti le melodie utilizzate su questo lavoro, l’attenzione dell’ascoltatore non viene mai a cedere grazie al sapiente utilizzo delle “variazioni su tema”. In effetti, malgrado la durata elevata delle composizioni, si denota una grande varietà all’interno delle stesse. La scelta per la copertina ricade ancora una volta su un sontuoso, suggestivo e coinvolgente dipinto di Elijah Tamu. Un lavoro sicuramente derivativo, ma ricco di ottimi spunti e davvero piacevole all’ascolto.

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