MEKONG DELTA: LURKING FEAR
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05/09/2007Mi spiegate come si potrebbe mai recensire un disco con una produzione del genere? Addirittura un disco dei Mekong Delta che i più sicuramente conosceranno per non essere una band dal facile ascolto? Spero vivamente con il promozionale in mio possesso sia una copia a sé venuta male, ma se questo fosse il risultato finale che ascolteremo anche su disco c'è da chiedersi se ci troviamo davanti ad una enorme presa per il culo. Eppure è molto strano. I Mekong Delta ci avevano abituati a ben altri suoni, mentre nel caso di questo atteso come-back la produzione è praticamente inesistente. Volume scandalosamente quasi pari allo zero, e bassi criminosamente inesistenti. Il risultato è un suono simil "zanzaroso" delle peggiori produzioni black in cui si fa una fatica sterminata a seguire tutte le evoluzioni strumentali della band. Mi chiedo come gli altri abbiano fatto a recensirlo ed a valutarlo in modo così netto(e senza fare alcun riferimento alla produzione). Inspiegabile, davvero. "Lurking Fear", da quello che si può dedurre, è il "solito" disco della band tedesca che si ripresenta al pubblico con vistose novità in formazione(vedi Kush e Lake). L'unica novità sul piano della proposta, invece, è da segnalare in una maggiore spinta verso la pesantezza e velocità ritmica rispetto alle prove del passato. Che peccato, però. Cazzo. Le sole tre fughe classiche "Allegro Furioso", "Moderato" ed "Allegro" meriterebbero un discorso a parte in quanto riescono a livellare la freddezza di esecuzione che si percepisce negli altri brani pur sempre di grande impatto e dall'appeal seducente. Ma più provo ad ascoltarlo, e più mi sale il nervoso: come è possibile rovinare un lavoro del genere in questo modo quando anche il più "misero" demo casalingo ha suoni migliori? I Mekond Delta sono finalmente tornati. Dischi come "The Music Of Erich Zann" e "Visions Fugitives" gridano ancora vendetta a causa della cecità dell'ascoltore medio del tempo, ma "Lurking Fear" griderà vendetta al suo stesso creatore, Ralph Hubert, per non avergli dato la voce necessaria per farsi sentire.
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