MARNERO: La Malora
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07/04/2016E si arriva alla conclusione del Fallimento, alla fine di un viaggio tumultuoso, arduo e turbolento. All’approdo sulla terraferma da parte di naufraghi stanchi, esausti di avventure in mare che non hanno conosciuto quiete alcuna. Vicissitudini nel bel mezzo di un ‘Naufragio Universale’ che non ha conosciuto soste, fino a quando il mare si calmò e rimase in piedi l’unico ‘Sopravvissuto’: l’orgoglio. E allora sulla terraferma iniziano ad intrecciarsi nuove storie, quelle che gli emiliani Marnero raccontano nella ‘Malora’, che però riescono sempre nell’intento di risultare allo stesso modo movimentate come quelle raccolte nelle due precedenti avventure della Trilogia del Fallimento. Si alternano i tipici ritmi forsennati e le sovrapposizioni frenetiche degli strumenti, figli di un serio hardcore che ha tutta l’intenzione, e senza alcuna vergogna, di gridare al mondo la propria inquietudine intrisa di sofferenza; e le sensazioni relativamente più calmierate che creano sentori vicini al post-rock ed al rock d’atmosfera, e che danno respiro sia all’ascoltatore, sia agli autori stessi di queste storie. In questi tessuti musicali si inseriscono quelli che sono gli elementi più importanti e più belli di tutto l’album: gli articolati testi costruiti con tale perizia, inserendo nelle parti opportune rime, fonetica e tonalità tali da non far mai perdere la bussola a chi ascolta concentrato le storie della ‘Malora’. Storie raccontate sia con le consuete urla e l’approccio da megafono di J.D. Raudo, supportate dalle voci di spalla di G.J. Ottone e B. Pastura, ma anche con volumi vocali dall’aspetto più confidenziale e dialogante, e scritte in una maniera che può fermamente elevarsi come tra le migliori in circolazione nel panorama italiano, tanta è la profondità, la cura e le visioni tanto concettuali, quanto visibilmente reali per chi ha vissuto in prima persona l’esperienza del lavoro in mare aperto e per chi ha potuto comprendere la fatica e la passione per chi in mare ci vive. Un brano su tutti: “L’ubriaco e il cieco”, dove è presente in maniera totale il connubio tra hardcore violento, melodie raffinate e testi di qualità sublime. ‘La Malora’ è un album profondo, molto profondo, semplicemente il migliore di tutta la Trilogia perché è il più maturo, e la raggiunta maturità la si può facilmente percepire, come anticipato poc’anzi, dal gusto e dal senso di scrittura dei testi. A questo si accompagnano le musiche più ragionate rispetto ai capitoli precedenti, che permettono anche di far risaltare le liriche cantate da Raudo e compagni. L’album è uscito quando il 2016 ha appena visto la luce, ma ha tutte le premesse per essere una delle migliori uscite discografiche dell’anno sul suolo italiano. Ed è di una band che il suolo, nelle loro storie, l’ha voluto toccare molto poco, essendo sempre in continuo movimento tra onde, burrasche, bussole, tuoni e fulmini. Che una volta toccato piede a terra ha continuato a percorrere mentalmente le rotte che la loro nave regolarmente tracciava, e che è sempre pronta ad esplorare nuove avventure.
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