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MANOWAR: THE SONS OF ODIN (EP)

data

14/10/2006
30


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Magic Circle Music
Anno: 2006

ATTENZIONE: CHI E' INTERESSATO ALLA MUSICA SALTI QUESTO PRIMO, INUTILE, TEDIOSO MA PURTROPPO NECESSARIO PARAGRAFO Accolto dal solito e ormai prevedibile clamore, ecco finalmente l'"antipasto" del nuovo pluri-pubblicizzato full-length dei Manowar (a neanche cinque anni di distanza dall'ultimo... complimenti, avete ripreso il ritmo, ragazzi!), "The Sons Of Odin". Che ormai Joey DeMaio sia diventato il più grande business-man della scena heavy metal mondiale credo sia fatto assodato, e infatti anche stavolta il pettoruto bassista ha pensato di far uscire questo EP in due edizioni diverse, rossa e blu, l'una comprensiva di video, foto, trailer (TRAILER, eh, TRAILER, come quelli che vedete al cinema prima del film... rendiamoci conto) del DVD-report dell'Earthshaker festival, slide show con foto, insomma, ogni sorta di amenità che potrete agevolmente controllare sul sito della band. L'altra edizione invece è ridotta all'osso, insomma, giusto per ricordarci che mister DeMaio ha anche un pensiero per i poveri morti di fame che non possono permettersi cotanto ben di Odino. Tornando nel regno dei comuni mortali che comprano un disco per ascoltare la musica (e fregandocene allegramente di tutte queste simpatiche trovate), veniamo ad analizzare ciò che si nasconde in questo EP, annunciato e glorificato come se fosse il disco che cambierà la storia dell'heavy metal. Apre la versione live di "King Of Kings" (con annessa intro) direttamente dal già citato "Earthshaker Festival". Per chi si è perso qualche puntata, il brano in questione dava il titolo all'ultimo singolo dei Manowar, passato stranamente inosservato anche grazie a un valore musicale pressochè pari allo zero (o forse perchè non c'era lo slide show e il trailer del DVD, chissà!): moscia come in precedenza, questa speed-track ha però dalla sua un ritornello coinvolgente e diretto, per quanto l'immancabile parte narrata appesantisca senza motivo il tutto e l'assolo di Karl Logan sia quanto di più scandaloso mai suonato in un disco dei Manowar. Parliamo del succo, della sostanza, del nocciolo (per forza di cosa limitandoci a queste poche ultime righe... dopotutto se Joey preferisce la cartina colorata alla caramella cosa posso farci?), di questi tre "attesissimi" inediti che compariranno nel nuovo lavoro della band. "Odin" è l'ennesimo esperimento sinfonico, per il quale dubito occorrano troppe parole, che apre "Gods Of War", un brano che lascia esterrefatti: raramente capita di sentire un'intro lunga sette minuti, un continuo alternarsi di parti soffuse e parti sinfoniche, cantate da un Eric Adams che sembra aver fumato sei pacchetti di Lucky Strike prima di entrare in studio e prive del benchè minimo sentore di heavy metal. "Sons Of Odin", il brano più acusticamente tollerabile del lotto, chiude il lavoro. Non è tutta da buttare, anzi... può ricordare la recente "Call To Arms": riff terzinato, cori vichinghi (stavolta pomposi come non mai), ritornello da stadio eccetera eccetera... e, giusto per continuare con la perenne contraddittorietà che è ormai di casa, qualche violino, qualche corno e la solita, immancabile, fastidiosa, detestabile parte narrata. Insomma, in casa Manowar anche stavolta il fumo supera di gran lunga l'arrosto. Perdonatemi se non mi dilungo ulteriormente, amici miei, ma se volete ascoltare il lamento funebre per quella che fu a suo tempo la migliore heavy metal band del globo, possiamo vederci di persona, berci una birra e parlare di quanto fossero clamorosi "Into Glory Ride" e "Sign Of The Hammer". Perchè dei Manowar, oggi come oggi, non rimane nulla. Per tutta la (fortunatamente breve) durata di questo EP, non si riesce a togliersi di dosso l'impressione che i "Kings Of Metal" si siano messi, e di brutto anche, a copiare i Rhapsody. Solo che i Rhapsody almeno il loro mestiere lo fanno bene, queste sinfonie da B-movie fantasy anni '80 (con rispetto parlando) nei Manowar ci stanno come i proverbiali cavoli a merenda. Speriamo che qualcuno se ne accorga, e questa follia di massa che sta imperversando tra i fan della band possa finire al più presto.

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