LUCE D'INVERNO: Sealagan Kuval
data
07/08/2018Voce solitaria, gelida nei toni, ci ricorda un dolore passato, un pungente odio che si è conficcato nel cuore e che, silente, è diventato parte del nostro io. Ci troviamo di fronte al secondo lavoro in studio dei veronesi Luce d'Inverno. Il loro è un black metal di chiara matrice nordica, influenzato da Burzum, Mayhem e più in generale dalla scuola norvegese. Primordiali, ed allo stesso tempo, epici, i brani si susseguono tra martellanti ritmiche ed una voce lacerante che pare masticare ogni proposito di innovazione. Stridenti suite atmosferiche diventano contemplazione dell’inverno che tutto copre dentro di noi. I pezzi si susseguono su strutture collaudate, soffi di vento che trafiggono, dando un’incessante senso di rancore e distruzione. Full-length viaggia su una via ben marcata, senza cercare alcun tipo di innovazione o personale orpello. Non è certo la rivoluzione del genere ciò che i Luce d'Inverno vanno cercando, ma una semplice rappresentazione di ciò che sentono ed amano dentro di loro, da e per l’old school della nera fiamma. Luce la loro che rischiara, mostrando il nulla e la desolazione, tra cerature fantastiche ed una natura dall’acrimonia antica. L’essere dimenticati, in qualche modo sfregiati dalla superficialità, rende questo creato rabbioso, rappresentato con un’indole cupa, diffidente. Così ci sentiamo dopo l’ascolto di Sealagan Kuval, un disco che coglie idealmente nel segno. Se siete dei palati raffinati, alla ricerca dell’avanguardismo o del virtuosismo, passate la mano. Resta in noi qualche perplessità sulla mancanza di una sfumatura che distingua i Luce d'Inverno dal clangore del black più corvino. La speranza però che qualcosa possa evolvere c’è, se non altro perché siamo solo al secondo album. Noi vogliamo scommettere su questi ragazzi, il tempo ci dirà se avremo ragione oppure no.
Commenti