LE BUTCHERETTES: Bi/Mental
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15/03/2019Già il nome della band è piuttosto strambo: Le Butcherettes. Sembra un misto inglese/francese di cui ignoro il significato, al massimo azzarderei con “Le macellaie”, vista la presenza della parola “butcher”. Si tratta di una band particolare anche nel genere musicale che, dalle info in mio possesso, mi viene presentata come punk rock/garage. In realtà hanno anche elementi noise, glam metal e crossover (come si diceva una volta...), con l’aggiunta della voce potente di Teri Gender Bender, dal timbro molto particolare, di quelle voci che si ricordano nel tempo. Se uso un paragone con roba pop, questa voce mi ricorda quella di Gwen Stefani, o restando in ambito rock e derivati, talvolta ricorda la voce di Yvonne Ducksworth dei sempre troppo sottovalutati Jingo De Lunch. La “stranezza” della band si nota sin dalla prima “Spider Waves”, canzone lunga, ossessiva e cadenzata che supera i sei minuti: un condensato di noise rock rallentato e ammorbidito dalla bella voce della cantante e arricchito dalla splendida presenza di un colosso come Jello Biafra. Già la seconda, “Give Up”, più lineare nella struttura, rimanda in mente un certo pop punk molto seventies, fino a sfiorare il glam metal. A conferma di una certa varietà di questa band messicano/americana, posso ricordare “Little Mouse” e “Nothing But Trouble”, brani vicini a territori un po’ funkwave alla Long Blondes, e la assurda “Struggle”, una sorta di mix tra rumore e ritmi ai limiti del dub. Semmai, con un simile esperimento eterogeneo, si può correre il rischio di restare disorientati e magari qualche brano-riempitivo si poteva pure togliere, ma il disco complessivamente è qualcosa di fresco e assai valido.
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