L'ALBA DI MORRIGAN: I'm Gold, I'm God
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29/06/2021L’album di debutto dei torinesi L’Alba di Morrigan ‘The Essence Remains’, datato 2012, venne apprezzato molto dalla critica metal di quel tempo, tanto da fare da trampolino di lancio verso concerti e tour di supporto a molte importanti band; si possono citare, ad esempio, Anathema, Antimatter, The Ocean, Novembre, e molte altre. Con quel disco venne alla ribalta una band che proponeva un progressive metal di fondo, dalle tinte parecchio oscure e malinconiche, e che soddisfò il palato degli appassionati di quello specifico mix, oltreché i fans più puri del gothic e del doom più classici, ad esempio. Ci fu poi un lungo periodo di silenzio discografico, fino a che la band di Hugo Ballisai decide di ricomporre nuova musica, conscio del fatto che queste sonorità, durante questi anni, fanno ancora capolino tra le coordinate del metal più alternativo. Ed ecco quindi che My Kingdom Music, a distanza di quasi dieci anni, rinnova la fiducia al combo torinese pubblicando quello che è di fatto il successore di ‘The Essence Remains’. ‘I’m Gold, I’m God’ ricalca, come in passato, il sound progressive spruzzato di dark, e girovagando sempre tra atmosfere decadenti alla Katatonia, passaggi cerebrali alla Tool, percorsi più legati alla modernità, restando sempre credibili e coerenti. La prima parte dell’album racchiude, in sintesi, tutto quanto detto finora, provando anche a scavare più nel torbido, con passaggi che sfiorano anche il metal estremo (come in “I’m Lucifer”), mantenendo una certa linearità che si lascia scorrere, senza comunque travolgere più di tanto l’ascoltatore. Un salto in avanti lo si nota nei brani centrali dell’album. “Aiwass” risulta convincente con questo scambio di chitarre solista e ritmica che si intrecciano in un gioco pieno d’atmosfera. “The Chant of Universe” è introspezione e malinconia allo stato puro, con sonorità che si fanno più lente e che, alla lontana, possono ricordare i funerei Esoteric. Non solo dark-progressive, in ‘I’m Gold, I’m God’ c’è spazio anche per il post-rock strumentale, e “Kali Yuga” in questo senso è una cartolina molto rappresentativa di ciò che è questo genere; la band lo illustra come meglio non avrebbe potuto, disegnando scenari post-rock di grande qualità ed impatto. Un altro brano convincente è “Alpha Supernova”, rappresentazione assoluta del metal moderno e della modernità in sé, che presenta alcuni passaggi chitarristici molto interessanti. Da notare nell’album la presenza di due brani cantati in italiano, “I Fiumi Di Rosso Sangue” e “Morrigan’s Dawn”, quest’ultima rappresentata quasi da una sorta di ninna nanna conclusiva che racchiude comunque motivi di interesse per l’atmosfera che raccoglie, a differenza del brano precedente che, probabilmente a causa del cantato in italiano e dei timbri vocali scelti, non lascia il segno. Il disco rappresenta comunque un buon ritorno sulle scene della band dei Ballisai, dimostrando che possono ancora occupare un posto di rilievo dell’alternative metal europeo, nella speranza di non fermarsi ancora a lungo dopo quest’album e di continuare a sfornare dei brani che, fiduciosamente, possano avere quel quid qualitativo in più che li faccia definitivamente riconoscere.
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