KALEIKR: Heart Of Lead
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17/01/2019I Kaleikr sono realtà islandese che, tramite l’etichetta Debemur Morti Productions, regala la propria prima fatica in studio. Il progetto ci risulta neonato, capace però di attirare l’attenzione su di sé da parte di una label attenta a sonorità estreme e ricercate. Il disco è certamente dissonante e pregno di uno “stato di coscienza alterato”, ed allo stesso tempo onirico. Sound sperimentale, le cui matrici sono il black metal e il death, nella propria accezione doom. Lavoro corposo, ha in sé richiami alla scuola norvegese e ad espressività talvolta progressive. Le strutture, assai intricate e difficilmente prevedibili, sono impalcatura sulla quale la drammaticità di 'Heart Of Lead' si esprime. Emotività che si palesa con il vibrante uso delle chitarre, passaggi più atmosferici che teatralmente avvolgono l’ascoltatore. Il semplicistico concetto di ambient sublima in sperimentazioni a metà tra il post rock e la malinconia gothic, un connubio già altre volte abbiamo visto ma che qui trova più concretezza, grazie anche al sottofondo doom death. I Kaleikr si mostrano ostici, necessitando molteplici ascolti per essere assimilati e compresi a pieno. Questa ultima affermazione non può che essere stimolante incipit per chi va alla ricerca di qualcosa di nuovo e che, allo stesso tempo, ama cerebrali divagazioni in lidi in parte già esplorati. Nulla infatti lascia presagire ad una vera e propria rivoluzione nel filone, ma è chiaro come la classe e la capacità di andare oltre i confini conosciuti del black siano rara peculiarità di cui i Kaleikr possono orgogliosamente fregiarsi. L’espressività della voce e l’impasto che si viene a creare con la chitarra lascia libero sfogo ad una fantasia che mostra di sé infinite sfumature. L’epica essenza dei crescendo decolla letteralmente grazie alla solida base doom da cui poi spicca i propri lapilli post black metal, forza che si sostanzia in un’onda d’urto che ci catapulta in uno stato di estasi musicale. Heart Of Lead è il miglior benvenuto che il 2019 ci poteva dare, uscita che difficilmente passerà inosservata e che auspichiamo si viatico per un anno pieno di emozioni, almeno quanto lo è stato il 2018. Distorsioni di chitarra industrial ci rammentano le recenti escursioni dei Dimmu Borgir, anche se, senza offesa per i Norvegesi, i livello degli islandesi è ben altro. Riflessi e pennellate di personalità sono ciò che rendono il disco unico. Già di per sè sontuoso per contenuti, il disco si candida sin da subito come pietra del nuovo anno.
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