IOMAIR: Iomair
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05/12/2018Prima fatica in studio per i canadesi Iomair, progetto dedito ad un sound progressive rock e metal, con sfumature folk ad impreziosirne la cesellatura. Il violino è lo strumento che maggiormente si lega ai pagani intenti della band, spaziando poi tra cavilli e intersezioni sperimentali. L’omonimo lavoro scivola piacevolmente, mescendo sapientemente elementi rock al folk e a quell’eleganza tipica del progressive. Le chitarre disegnano melodie di ampio respiro, mentre a non convincerci a pieno talvolta è la voce dalle tonalità più melodiche. Non sappiamo se sia una questione di produzione o di semplice mancanza di potenza, ma ravvisiamo un sentore di inadeguatezza nei vari passaggi. Le voci più urlate rientrano nella definizione core, formando un’interessante intreccio con il death. Punto di incontro tra tradizioni passate e più attuali che non stona affatto, soprattutto per chi va alla ricerca di echi dei giorni nostri. Selvaggi e poi chirurgici, gli artisti mostrano di loro stessi espressività dicotomiche, così da non arrivare poi davvero al dunque, se non altro cercando ad ogni costo, a livello strumentale, un compromesso che non viene perfettamente centrato. Iomair dà così, dopo svariati ascolti, la sensazione di essere incompiuto, acerbo, tediando per la prevedibilità e puntando troppo sulle armonie disegnate dal violino. Speriamo che il disco sia l’inizio per un’evoluzione, il primo passo verso un traguardo che ora non si riesce ancora a capire, focalizzando meglio le energie e le idee. Intensità e tecnica ci sono, il tempo ci dirà se i canadesi utilizzeranno meglio le loro indiscusse qualità.
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