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ACHERONTAS: AMENTI (Catacomb Chants & Oneiric Visions)

data

14/05/2013
86


Genere: Black Metal
Etichetta: World Terror Committee
Distro:
Anno: 2013

Innegabile la magia di una terra come la Grecia, che già dal canto suo è carica di una coinvolgente essenza mistica: il metal estremo, poi, è sempre stato come il più intenso anello di congiunzione tra espressione della cultura musicale e questa stessa essenza. Thou Art Lord (che ritorneranno a giugno con 'The Regal Pulse of Lucifer'), Varathron, Bestial Hordes, senza dimenticare il sempre gradito ritorno dei Rotting Christ. Tanti i nomi, tra cui anche gli Acherontas, a pensarci oggi, soprattutto dopo questo inaspettato ritorno, ingiustamente accantonati. Si sono formati circa sei anni fa e da lì sono usciti tre full (procuratevi almeno 'Vamachara') e altre uscite tra split e un Ep, quasi sempre senza mai fermarsi. Pensare infatti che questo disco sia uscito a distanza di soli due anni dal precedente è già indice di un qualcosa di speciale, visto che porta con sè delle idee davvero devastanti. Uno sguardo quasi superficiale ci porta a notare nella struttura di 'Amenti' un intro e un outro, più due intermezzi. Spesse volte con lavori così ci si ritrova quasi costretti a rivalutare l'utilità delle strumentali, e di come siano più un ostacolo che un trampolino di lancio atto a tuffarci meglio nell'atmosfera del disco in questione. "Nebt-Het - Divulgence Of Her Sacral Temples" e "Wines Of Blood & Pestilence" sono già superiori di per sé, riconducono il nostro spirito nell'angolo nascosto più oscuro, ma anche onirico, come stesso il titolo del disco ci suggerisce. Gli arrangiamenti non sono un contorno: in ogni rumore ed effetto che sovrastano le nenie maledette c'è follia. L'intro e l'outro segnano sulla nostra pelle un cammino maledetto: si crea un alchimia perfetta tra la musica e la voce, come in un rituale appunto, mentre il drumming preciso ed imponente si scontra definendo un sound solenne e trionfante. L'enigmatico ritmo di "Dissolution (In The Sands Ov Time)", la più lenta del lotto, rimanda a sonorità antiche, con la voce in spoken, presenza mai eccessiva in tutto l'album che scava bene tra i riff (bellissimi quelli di "Erset La Tari The Red Temple", che rimandano ai primi Emperor). Molti gli highlights, tra cui "Set Triumphant - Nubti", intenta a districarsi tra parti in blast, e brevi stacchi che continuano a rimandare ai canti catacombali del sottotitolo. Tanti i momenti in cui queste parti più rilassate e ragionate vengono bruscamente stravolte da impennate letali, rafforzate da una sezione ritmica davvero in gran spolvero. Rispetto ai precedenti c'è più dinamismo, nonostante lo scheletro su cui si poggia. E' un capitolo importante e i greci sono stati molto coraggiosi, bisogna dar loro atto.

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