Iblis (ITA): Waswas
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18/11/2013In un panorama musicale come quello odierno, nel quale la contaminazione a tutti i costi e la ricerca spasmodica dell'uscita disturbante e spiazzante è divenuta quasi ragione di vita, un lavoro come 'Waswas' risulta esso stesso spiazzante, in quanto portabandiera dell'immobilismo sonoro e della incrollabile fede in un genere primordiale (oltre che fermo e convinto Credo) che tanto ha dato nella prima metà dei nineties, creando vieppiù le solide basi sulle quali poggia la maggior parte degli act estremi contemporanei. Le sette tracce che compongono il debut ufficiale dei nostrani Iblis (one man band da Aquino [FR] dietro la quale si cela malefico e solitario tal Avdere Gvstav) rendono onore e pagano tributo al black metal primigenio norvegese, marcio fino al midollo e oltranzista fino alla morte: sembra infatti quasi di esser tornati al lontano 1994, anno di pubblicazione di quel 'Transilvanian Hunger (a firma Darkthrone, of course) che tanti proseliti ha fatto (in coppia con il "gemello" 'A Blaze In The Northern Sky') nella storia del metallo più maledetto che esista, grazie ad un reiterato e glaciale riffing ossessivo (monotonous black metal, si autodefinisce Avdere nelle note interne del booklet) che vi accompagnerà lungo tutti i trentaquattro minuti di durata di un platter che rischia, però, di presentare all'ascoltatore più superficiale un paio di inconvenienti che potrebbero compromettere la fluidità d'ascolto, a causa di un uso fin troppo prolungato di ogni singolo riff e di una produzione altamente scarna e grezza , ma appunto resterebbe solamente un giudizio errato e superficiale, in quanto ogni singola nota è stata pensata e voluta esattamente così, marcia fino all'estremo come tradizione black ci insegna. Quindi prendiamo atto di ciò ed attendiamo fin da ora i prossimi passi di questa nuova italica entità oscura, sicuri di una maturazione che potrebbe portare ottimi risultati.
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