HOGS: Fingerprints
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09/06/2018I fiorentini Hogs proseguono il loro percorso di crescita iniziato nel 2015 con la pubblicazione del debut 'Hogs In Fishnet' e 'Fingerprints' mette in mostra un certo progresso compositivo che comunque non stravolge più di tanto il modo di fare musica che parte dal basilare concetto di far sprigionare grazie ai loro brani immediatezza, disimpegno e voglia di divertirsi, l'esibizionismo strumentale non fa certo parte del loro DNA musicale. La band dimostra una certa dimestichezza nel rielaborare le molteplici influenze sonore che vanno dall'hard rock classico, al funk, al reggae, il tutto shakerato assieme ad una bella razione di blues, la mistura che ne viene fuori si presenta assai frizzante, di facile metabolizzazione senza comunque rendersi più di tanto prevedibile, dove la musica dei seventies si sposa con qualcosa di più vicino ai giorni nostri, pensate un attimo ad un unione tra Zeppelin, Red Hot Chili Peppers e Foo Fighters. Abbiamo citato le influenze bluesy, ed è la timbrica del bravo Simone Cei a fornirne il maggior apporto. I brani non spiccano per particolare dinamismo e si mantengono grosso modo sui tempi medi, ed è forse questo andamento tendenzialmente monocorde il loro vero e proprio limite anche se episodi come "Australia Summerland" o "Man Of The Scores" si presentano assai vispi. Diciamo che senza gridare al miracolo i ragazzi riescono a proporre idee comunque interessanti e un sound abbastanza personale, inoltre ci donano circa tre quarti d'ora di musica piacevole e rilassante.
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