HEILUNG: Futha
data
05/08/2019Tribale, arcaico, grottesco, minimale, ripetitivo (oggi il termine più pertinente è: drone), poichè diverse tracce sono tirate oltre la durata entro la quale avrebbero qualcosa da dire, catartico, a metà tra esorcismo-invocazione-rito vodoo e battaglia, guidato perlopiù da voci femminili che richiamano i lavori dei Dead Can Dance del periodo centrale della loro carriera come si evince in "Othan", in cui la ricerca delle radici spogliò decisamente il loro sound portandolo alla sua essenza più primitiva, e dai canti celtici di Enja come traspare nelle tracce "Traust", "Norupo" e "Svanrand". Tre anni ci sono voluti per portare a temine la creazione di questo lavoro da parte dei danesi, i quali hanno utilizzato, tra gli altri, strumenti non convenzionali come ossa attraverso le quali far fluire l'acqua, spade, scudi e antichi pezzi di batteria. Il termine Futha va fatto risalire alle rune il cui significato è: la potenza dell'organo genitale femminile. Storicamente l'opera è collocabile tra l'età del ferro e quella dei vichinghi, infatti si tratta di un vero è proprio viaggio nel tempo con potenziali effetti curativi (la parola tedesca Heilung in italiano significa guarigione). Passato l'effetto sopresa, risultano ridondanti.
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